«ASSUMERÒ una ventina di persone disoccupate entro la fine dell’anno. Gli va data una seconda opportunità, devono poter ritrovare la dignità perduta». Non ha paura di parlare di assunzioni, il sindaco Renata Tosi. Da quando è arrivata in municipio si è ritrovata la fila di persone fuori dal suo ufficio, senza una occupazione, all’ultima spiaggia. «Mi sono sentita impotente.
Non potevo non fare nulla».
Sindaco, creare nuovi posti di lavoro pubblici non le sembra un vecchio modo di rispondere al problema occupazione?
«No, perché non sarà questo».
Cosa intende fare?
«Limitarsi a dare un contributo economico fa parte di quella sussidiarietà che non risolve alcun problema. Finito il contributo la persona si ritrova al punto di partenza e non offre all’individuo alcun punto di ripartenza per se stesso per ritrovarsi nel mercatio del lavoro. C’è gente che vuole fare, che si è trovata in poco tempo per strada con i propri figli, senza avere mai pensato lontanamente a una situazione del genere. Impiegati, imprenditori, liberi professionisti che conducevano la loro vita, sono piombati in un incubo».
Quanti le hanno chiesto un aiuto?
«Ho ascoltato tante storie, almeno una cinquantina durante l’orario di ricevimento al pubblico. Ci sono persone che si rifiutano di presentarsi ai Servizi sociali per chiedere un aiuto. Altre che vanno nelle parrocchie, ma di sera, per non farsi vedere. Gli va data una seconda possibilità».
Come?
«Entro la fine di settembre andremo a completare un regolamento, istituendo un fondo di 30mila euro attraverso il quale assumere le persone che entreranno in lista e dovranno avere determinate caratteristiche. Le opportunità di lavoro verranno create tramite le partecipate, Geat e Sis. Ci sono tante occupazioni possibili. Chi può dare una mano nei servizi legati all’ambiente, nelle manutenzioni e tanto altro. Vedremo».
Quanto prenderanno a fine mese?
«Non si tratterà di un vero stipendio, perché non è questo l’obiettivo. Intendo ben altro. Sarà possibile arrivare a 3-400 euro. E’ chiaro che con queste cifre non si fa granché, ma quello che andremo a proporre è un percorso, non per essere assunti in Comune, ma per riavvicinarsi al mondo del lavoro, per potersi risollevare. A questo si legheranno esperienze formative per permettere un reale reinserimento lavorativo in cooperative e in tutte quelle realtà che vorranno collaborare, aziende prima di tutto. Le porte sono aperte».
A fine anno, quando finiranno i 30mila euro, cosa accadrà?
«Questa cifra è un inizio, e il Comune non può rimanere isolato. Busserò a tutte le porte, banche e Fondazioni incluse, chiedendo loro un impegno».
