La ‘bomba’ alla clinica ‘Sol et Salus’ di Igea Marina è scoppiata l’altro pomeriggio, quando il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza è sbarcata in forze per sequestrare struttura e conti correnti per l’equivalente di 6 milioni di euro. Il corrispettivo della presunta truffa ai danni dello Stato, per assersi fatta rimborsare dall’Ausl ricoveri che non erano necessari. Indagati ci sono i dirigenti della clinica: il presidente del consiglio di amministrazione, l’amministratore delegato e il direttore sanitario. Nonostante i sigilli, la casa di cura resta perfettamente funzionante.
A FAR partire l’inchiesta, nel 2014, è stato un esposto presentato da un gruppo di disabili di Modena che lamentavano un trattamento diverso rispetto ai pazienti provenienti da altre regioni italiane. Mentre loro erano sottoposti a una selezione preventiva molto rigida da parte di uno specialista in fisiatria del servizio pubblico, gli altri venivano accreditati nella clinica convenzionata con il massimo dell’assistenza, dietro la sola presentazione dell’impegnativa del medico di base. Una segnalazione che le Fiamme Gialle riminesi hanno deciso di approfondire, nell’ambito dei controlli riservati alla ‘spesa pubblica’. I militari hanno quindi cominciato con i controlli a campione sulle cartelle cliniche, e in due anni di indagini hanno finito con l’esaminarne oltre 5mila. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, molti dei pazienti che arrivavano da fuori regione con la sola impegnativa del medico curante, potevano essere curati a casa o ambulatorialmente senza ricovero. Il trattamento era stato invece classificato come «intensivo», la fascia economica più alta. Soldi che venivano poi rimborsati dalla sanità pubblica. Secondo i finanzieri, coordinati dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, il ‘sistema’ che aveva portato al ‘Sol et Salus’ oltre sei milioni di euro, ottenuti indebitamente. Chiusa l’inchiesta, il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto dal giudice sequestri preventivi per la cifra incriminata.
GLI INDAGATI, difesi dall’avvocato Marco Martines, si dicono pronti a dimostrare la loro assoluto innocenza. «Le accuse sono gravi – dice l’avvocato Martines – ma la casa di cura sosterrà con argomenti più che robusti che le prestazioni erano esattamente quelle che dovevano essere fatte. Il punto è che si può discutere sul tipo di terapia, ma quando chiedo il rimborso per questa patologia e questa terapia, l’Ausl può decidere se accettare o meno. L’Azienda era nelle condizioni di poterlo valutare. Ora con il sequestro dei conti correnti, la situazione non è delle migliori. Ci sono da pagare dipendenti e prestazioni, e speriamo di potere affrontare questo problema in tempi rapidi. La prima cosa che faremo, sarà di ricorrere al Tribunale del Riesame».
