Riflessioni di Fabrizio Francioni sul mondo del lavoro, contratti scaduti e diritti

Sono reduce (ed è il termine più adatto) da un’assemblea sindacale che si è tenuta, la scorsa settimana, nell’azienda nella quale lavoro. Essendo una grande azienda è quindi dotata di struttura sindacale che tiene i rapporti con la dirigenza e periodicamente informa noi dipendenti su eventuali novità o sviluppi (sempre meno novità e ancor meno sviluppi).

In quest’ultima assemblea, dopo una prima parte dedicata a questioni interne all’azienda, si è passati a discutere dell’ormai famoso rinnovo del contratto di lavoro, nel nostro caso industria; contratto ormai scaduto da circa 3 anni, durante i quali man mano sono andati scadendo anche tutti gli altri contratti, pubblico impiego compreso.

Lasciatemi dire, una vergogna, non solo perchè i nostri stipendi sono rimasti al palo mentre il costo della vita è andato sempre più aumentando, ma anche perchè ormai si è capito che l’ANIS, in pratica, si rifiuta di firmare il rinnovo a breve.

Non posso nascondere una certa amarezza, nonchè una certa delusione, per il fatto che i lavoratori di fronte ad una tale situazione appaiono disarmati e disorientati. I signori rappresentanti dell’ANIS ci tengono a sottolineare che il momento è difficile e che quindi, di conseguenza, occorre comportarsi responsabilmente. Cosa significa? Che forse fino ad oggi ci sono stati degli irresponsabili? E chi sarebbero costoro?

Insomma i lavoratori devono capire le ragioni degli industriali; i lavoratori devono capire che questo non è il momento di avanzare richieste, seppur minime e legittime.

Amici e compagni del Sindacato, cosa dobbiamo fare? Come dobbiamo comportarci? Come è possibile che io, lavoratore, che posso trovarmi nelle condizioni di dover contare i dieci euro per arrivare alla fine del mese, debba accettare con la coda tra le gambe le ragioni e a questo punto i diktat del signore industriale?

Ci saranno pure delle responsabilità per una questione divenuta, ormai, non più sostenibile?

Quali quelle dei Sindacati?

Quali quelle del Governo?

Quali quelle dell’ANIS?

Oppure dei lavoratori stessi…

Qual’è la strada che si può intraprendere, magari tutti insieme, per uscire da questa fase di stallo?

Grazie a tutti per l’attenzione.

Fabrizio Francioni