Riforma della giustizia, firmerà anche Paolo Berlusconi

Attorno alle 15 di oggi, mercoledì 28 luglio, Paolo Berlusconi sottoscriverà i sei quesiti del referendum sulla giustizia. Con un comunicato, l’imprenditore, editore e dirigente sportivo ha informato che la firma avverrà in uno dei tavoli del Partito radicale a Roma, situato in Via Salita dè Crescenzi, al civico 3. A registrare la firma di Paolo Berlusconi saranno presenti l’avvocato Giuseppe Rossodivita, consigliere generale del Pr; Maria Antonietta Farina Coscioni, già parlamentare e componente della segreteria del Partito radicale e l’avvocato Elisabetta Rampelli, presidente Unione italiana forense e membro del direttivo di Nessuno tocchi Caino.

Paolo Berlusconi si unisce alle tante firme di persone notabili del Paese, che nei giorni scorsi hanno già sottoscritto i sei quesiti presentati dal Partito radicale e dalla Lega. I sei temi che i due partiti vogliono sottoporre al giudizio popolare sono: riforma del Csm, responsabilità diretta dei magistrati, equa valutazione dei magistrati, separazione delle carriere, nuovi limiti contro gli abusi della custodia cautelare e abolizione del decreto Severino.

Il primo quesito mira a eliminare lo strumento della raccolta firme per i candidati a palazzo dei Marescialli. Nelle intenzioni dei promotori, questa misura arginerebbe il potere delle correnti e permetterebbe a tutti i magistrati di candidarsi al Csm senza condizionamenti. Il secondo quesito, invece, è per istituire un adeguato obbligo da parte dei magistrati di rendere conto delle decisioni sbagliate che vengono assunte.

Il terzo quesito si concentra sulla necessità di coinvolgere nella valutazione dei magistrati anche i componenti non togati dei collegi giudiziari, rappresentati per esempio dagli avvocati e dai professori. Il quarto punto, invece, chiede che ci sia una netta separazione tra le carriere dei pubblici ministeri e quelle dei giudici, al momento non perfettamente definita.

Il quindi punto è uno dei più discussi e riguarda l’introduzione di un limite per la custodia cautelare che, per i promotori, attualmente è “una forma anticipatoria della pena, con evidente violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza“. Anche il sesto punto è al centro di un acceso dibattito ed è stato voluto per chiedere l’abolizione di parte della legge Severino, quella in cui è prevista l’incandidabilità come pena accessoria in caso di condanna per alcuni reati.


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