Riforma dell’Ausl, quaranta medici di Rimini in rivolta: “Disegno irrispettoso dei pazienti”

 

“Un disegno irrispettoso dei pazienti, dei medici coinvolti e dei livelli essenziali di assistenza”. Insomma, un “vero e proprio smantellamento del servizio”. Una quarantina di medici di medicina generale attivi nel Servizio di continuità assistenziale, la Guardia medica, della provincia di Rimini bocciano senza mezze misure la ristrutturazione aziendale progettata dall’Ausl Romagna e in una lettera esprimono in particolare la loro “indignazione per i piani di forte ridimensionamento che si prospettano per i mesi a venire”. Il servizio, ricordano, “al quale il cittadino afferisce spontaneamente trovando risposta immediata da parte di un medico”, nel 2022 ha registrato 33.500 consulti telefonici, 7.468 visite ambulatoriali e 4.584 visite domiciliari. E la domanda che pongono i 40 medici è chi lo svolgerà in futuro dato che, “oltre a un forte ridimensionamento del personale medico, soprattutto quello adibito ad attività domiciliare, è prevista la sostituzione della Centrale operativa medica con una centrale ‘laica’”, vale a dire costituita da personale non formato e non specializzato in ambito medico-scientifico, che dovrà “gestire un enorme flusso di richieste senza averne le competenze necessarie”. Una proposta “sconcertante”. Il disegno, proseguono, è “sottrarre risorse alla Guardia medica per utilizzarle nei Cau”, i Centri di assistenza urgenza, i nuovi presidi che affiancheranno i Pronto soccorso per gestire i casi a bassa complessità. Tuttavia così facendo “si persevera nell’errore di sottrarre risorse al territorio, anch’esso già in forte deficit, per centralizzarle, al fine di colmare le ormai croniche carenze dei Ps”.

L’utenza si vedrà così ridotta la possibilità di accesso a una Medicina di prossimità, e costretta “ancor più ad afferire ai Ps-Cau, aggravando ulteriormente il problema che si voleva risolvere”. Per la popolazione insomma, confusione, riatrdi e “forti disagi, soprattutto per la grande platea di persone anziane, pluripatologiche o non deambulanti e per tutti i residenti nei Comuni più periferici”. La ricetta che scrivono i 40 medici per decongestionare i Pronto soccorso è quella di “potenziare il territorio, per metterlo in condizione di svolgere correttamente la sua importante funzione di filtro per l’ospedale, invece di depauperarlo ulteriormente di risorse umane”. C’è forte contrarietà, concludono, “a snaturare la nostra figura per trasformarla in medico dei Cau, con competenze prettamente internistiche, tramite un breve e insufficiente corso di aggiornamento”. Così si smantella “un servizio fondamentale”.

Corriere Romagna

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