Non si smette di scavare all’Hotel Rigopiano. Sale a 7 il bilancio delle vittime, con la donna estratta dalle macerie poco fa. Il cadavere era in uno stanzino vicino alla zona della cucina e del bar.
Si sta invece ancora lavorando per liberare il corpo della sesta vittima, individuata nella giornata di ieri. Il bilancio ora è quindi di 7 morti, 22 dispersi e 11 sopravvissuti. Compie oggi 33 anni il disperso umbro, di Terni, Alessandro Riccetti. Ma c’è una buona notizia: sono stati ritrovati vivi i tre cuccioli di pastore abruzzese, figli di Nuvola e Lupo.
La Procura di Pescara intanto ha aperto un’inchiesta, un “fascicolo unico per disastro colposo e omicidio colposo plurimo” per esaminare “le decisioni sull’apertura e lo stato di esercizio dell’hotel” e sulla “viabilità d’accesso” alla struttura. “Tutti i ritardi, i fraintendimenti, le incongruenze e i problemi nella comunicazione che sono avvenuti nel post-valanga hanno avuto una rilevanza causale non epocale, provocando ritardi che verosimilmente sono di circa un’ora”, ha precisato il procuratore Cristina Tedeschini, titolare dell’inchiesta, insieme al pm Andrea Papalia.
“COSTRUITO SU DETRITI” – Mentre si cerca di ricostruire cosa accadde in quelle drammatiche ore, la mappa Geomorfologica dei bacini idrografici della Regione Abruzzo sin dal 1991 dimostrerebbe che l’hotel è stato costruito sopra colate e accumuli di detriti e valanghe. Il premier Paolo Gentiloni ha deciso di dare “poteri straordinari a chi si occupa di emergenza, ovvero alla Protezione Civile e al commissario per la ricostruzione”, mentre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha auspicato “uno sforzo unitario e comune di fronte alle calamità”. Nel frattempo, esplode la rabbia dei parenti delle vittime: “Quelli che sono morti sono stati uccisi, quelli che ancora non rientrano sono stati sequestrati contro il loro volere perché volevano rientrare – dice il papà di Stefano Feniello, 28enne disperso -. Li hanno sequestrati. Avevano le valigie pronte. Li hanno riuniti tutti vicino al caminetto come carne da macello”. Per Alessio Feniello la responsabilità dell’accaduto è “delle autorità”.
COSA ACCADDE QUEL GIORNO – Una mail scritta dall’amministratore delegato dell’albergo, Bruno Di Tommaso, diverse ore prima del disastro, precisamente alle 7 del mattino di mercoledì 18 gennaio, chiedeva di “predisporre un intervento” perché la situazione stava diventando “preoccupante”. Si aggiungeva che i clienti erano “terrorizzati dalle scosse sismiche” tanto da aver deciso “di restare all’aperto”. Ma la valanga arrivò prima dei soccorsi. E c’è un altro passaggio che risulta poco chiaro: alle 17,40 circa del 18 gennaio la Prefettura di Pescara avrebbe chiamato il direttore dell’hotel per chiedere cosa stesse succedendo lassù, a seguito delle prime telefonate allarmate di Giampiero Parete. Di Tommaso, che si trovava a Pescara, avrebbe detto di non avere notizie di valanghe, anche se non aveva sentito di recente gli operatori rimasti a Rigopiano. È questo, secondo gli inquirenti, che potrebbe aver ingenerato il primo ‘equivoco’ sulla gravità degli eventi. I successivi tentativi di Quintino Marcella, allertato da Parete, sarebbero così stati definiti come ‘bufala’, assieme ad altri falsi allarmi valutati nella giornata convulsa del 18. Queste telefonate non sono state ancora acquisite dagli inquirenti, ma lo saranno a breve.
LE RICERCHE – All’Hotel Rigopiano si scava ancora con mani e pale e con l’utilizzo di sonde. Per i parenti dei dispersi sono ore di estenuante attesa. “Si lavora nei cunicoli, la gente potrebbe ancora resistere e questa è la nostra speranza”, dice Luca Cari, responsabile comunicazione dei vigili del fuoco. “Non ci fermiamo”, aggiunge. Il senso unico alternato sulla strada che conduce al resort non agevola le operazioni. Ridimensionato da 4 a 3 il rischio valanghe, la slavina che ha travolto l’albergo ha esercitato una pressione di 120.000 tonnellate, come 4mila tir carichi.
L’EX SINDACO – “In settant’anni una valanga non è mai stata presa in considerazione come possibilità”. Lo dice Massimiliano Giancaterino, ex sindaco di Farindola e fratello di una delle vittime. “Facile parlare ora. Ma io quell’albergo lo conoscevo bene, ci avevo lavorato da ragazzo per pagarmi gli studi. Era nato come rifugio dopo la seconda guerra mondiale”. Fu lui ad autorizzare l’ampliamento dell’albergo. “Se avessi saputo (della valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano, ndr), mi sarei tagliato il braccio destro”, dice in diretta ad Agorà (Raitre). “Ma non potevo saperlo. E sinceramente – aggiunge – non me ne faccio una colpa, perché abbiamo dato un’opportunità a tanta gente del paese”. Il Resto del Carlino