Un procuratore e dirigente calcistico di origine ascolana è stato assolto, poiché il fatto non sussiste, dalle accuse di estorsione. L’accusa era che avesse chiesto 12.000 euro al padre di un calciatore per far giocare il figlio nel Bellaria.
La vicenda risale al 2015 e coinvolge un calciatore che aveva concluso la stagione in un importante club di Serie D e si era trasferito al Bellaria per l’anno successivo. Tuttavia, l’esperienza nel Bellaria non fu gratificante per il calciatore, che finì per passare molto tempo in tribuna.
In seguito, il calciatore presentò denuncia e il dirigente fu accusato di aver ricevuto 12.000 euro in tre rate attraverso assegni e bonifici, versati sul conto di una società sportiva riconducibile allo stesso. Durante il processo, si è sostenuto che la presidenza del Bellaria aveva delegato diversi aspetti gestionali alla società dell’imputato, compresa la riscossione delle spese per vitto e alloggio nel territorio riminese. La difesa ha fortemente negato che si trattasse di denaro versato per favorire il calciatore nell’essere schierato nella formazione titolare.
Il giudice ha deciso di assolvere completamente il dirigente-procuratore, una figura molto nota nell’ambiente calcistico per i numerosi incarichi ricoperti.