COSI’ dipendente dal sesso da non sapere nemmeno quantificare quanti rapporti ha avuto: riesce solo a dire centinaia e centinaia.
Andrea ha 41 anni, fa l’arredatore e per almeno venti anni è stato dipendente dal sesso come fosse una vera e propria droga.
Come iniziano questi suoi problemi?
«Il percorso di analisi di come arrivo a questa dipendenza sta ancora continuando assieme a una psicologa, ma io penso di poterlo far risalire all’adolescenza: uomini adulti che si avvicinavano a noi quindicenni, prima con molestie leggere poi con approcci più pesanti che poi sono stati denunciati, ma per me il rapporto con la parte sana del sesso era già compromesso: era diventato un atteggiamento per avere qualcosa in cambio».
Era denaro?
«No. Vede, io abitavo in un piccolo paese dove non c’erano molte cose da fare e anche solo il fatto che queste persone ti portassero in giro in macchina era già qualcosa da scambiare che andava bene a loro e a me».
Questa è la prima parte, di lei adolescente, che cerca di vincere la noia. Ma dopo, una volta adulto, perché continua?
«Per la scarica di adrenalina che provi quando commetti qualcosa che sai di non dover fare. Dopo io era alla ricerca di quella emozione che dura poi solo pochi attimi».
Non mi sta parlando del fattore piacere.
«Ha ragione. Perché quello c’era all’inizio, poi si è trasformato diventando qualcosa d’altro. Che non riuscivo più a controllare, con il pensiero che correva semrpe lì».
Dove cercava il sesso?
«Ovunque sapevo che ci poteva essere una possibilità: dai parcheggi, ai parchi e poi su internet. Con le chat è tutto molto più semplice: nel giro di pochi minuti trovi chi vuoi».
Chi vuoi lei dice: uomini o donne?«Entrambi, ma preferibilmente uomini. Premetto: tutte persone adulte e consenzienti. Questo è sempre stato molto presente nella mia testa».
Quante persone incontrava, per esempio, in una settimana?
«A dire il vero in genere erano una al giorno, a volte anche due. Poi magari qualche giorno stavo fermo, ma il trend era quello».
Il conto delle persone che ha conosciuto lo ha fatto?
«No. Anche perché io quelle persone non le ho mai volute conoscere. Non mi è mai interessato sapere nemmeno loro nome, tante volte non le ho neanche guardate in faccia. Non mi interessava nulla di loro, ma solo di quella scarica di adrenalina che provavo per qualche minuto, facendo una cosa proibita. E più le situazioni erano losche, più mi interessavano, le volevo».
Non ha mai pensato ai pericoli che correva?
«Non in quei momenti. Dopo sì. Pensavo: solo salito su quel camion. Ma se quello mi dava una coltellata?».
Quando è arrivato il momento in cui ha detto basta?
«Quando ho capito che la mia vita ruotava attorno solo al sesso. Che rinunciavo ai miei amici, alla mia vita, a divertirmi perché dovevo sempre andare a cercare qualcuno. Anche i viaggi di lavoro erano l’occasione per cercare persone. Comunque ho deciso di smetterla un anno fa».
Come ha fatto a uscirne?
«Una volta arrivata la consapevolezza di questa malattia, mi sono rivolto a una psicologa dalla quale vado tutt’ora».
Adesso come va?
«Da un anno ne sono praticamente fuori. Anche se qualche incontro, ogni tanto, accade ancora».
Il Resto del Carlino