Rimini, 23enne minacciata con pistola e violentata davanti alla filglioletta. Ieri testimonianza shock in aula

Ieri, presso il Tribunale di Rimini, una giovane madre di 23 anni ha fornito una dettagliata testimonianza in audizione protetta riguardo alle violenze sessuali subite tra il 27 dicembre 2024 e il 1° gennaio 2025. La donna, di origine straniera e priva di permesso di soggiorno, ha identificato come aggressore un 27enne albanese, attualmente indagato per violenza sessuale aggravata e continuata, oltre che per lesioni personali.

Secondo la testimonianza, la prima aggressione è avvenuta il 27 dicembre 2024 in un hotel di Rimini. L’uomo avrebbe attirato la vittima in una stanza, dove, dopo aver spento la luce, le avrebbe puntato una pistola alla testa, costringendola a subire violenza sessuale. Durante l’aggressione, l’uomo l’avrebbe minacciata dicendo: “Se parli, ucciderò te, tua figlia e il tuo compagno”. Il giorno seguente, il 28 dicembre, si sarebbe verificato un secondo episodio. L’uomo avrebbe avvicinato la giovane nella hall dell’hotel, convincendola a salire nuovamente nella stessa stanza. Una volta all’interno, l’avrebbe costretta a subire atti sessuali davanti alla figlia, promettendole aiuto per ottenere documenti e supporto economico in cambio del silenzio.

Spaventata dalle minacce, la donna ha trovato il coraggio di raccontare tutto al compagno, che l’ha incoraggiata a denunciare. Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Luca Bertuzzi, hanno portato all’identificazione dell’aggressore grazie al riconoscimento fotografico effettuato dalla vittima. Attualmente, l’uomo è indagato per violenza sessuale continuata e minacce aggravate. La vittima, per motivi di sicurezza, ha lasciato Rimini e si è trasferita fuori provincia. ?

Durante l’audizione protetta, la giovane madre ha fornito un racconto lucido e coerente dei fatti, rafforzando le accuse contro l’indagato. L’incidente probatorio è stato ritenuto fondamentale per cristallizzare le prove in vista del processo.?

Questo caso mette in luce la vulnerabilità delle donne straniere senza permesso di soggiorno, spesso esposte a situazioni di sfruttamento e violenza. La collaborazione tra le forze dell’ordine e le istituzioni è essenziale per garantire protezione e giustizia alle vittime di tali reati.