DOV’È LA RIPRESA? Ancora non si vede. Anzi, «secondo gli ultimi dati dell’osservatorio Excelsior a Rimini, quest’anno, perderemo altri mille posti di lavoro», rivela Primo Silvestri. Che si sommano ai 4mila già «bruciati» tra il 2011 e il 2014. E se si prende in considerazione il numero dei disoccupati, sono diventati un piccolo esercito: «Siamo passati dai 12mila del 2011 ai 17mila dell’anno scorso. Ma se a questi aggiungiamo gli scoraggiati, quelli che il lavoro hanno ormai smesso di cercarlo, e i lavoratori in cassa integrazione a zero ore, il numero dei disoccupati nella provincia di Rimini sale in tutto a 26mila».
Dati dietro ai quali si nascondono storie di precariato, di indigenza, di perdita della fiducia nel ‘sistema Rimini’. In effetti la fotografia scattata dal mensile economico del Ponte, Tre, nel libro pubblicato per i dieci anni della rivista (è stato presentato ieri alla Camera di commercio) racconta di una Rimini che fatica a riprendersi. «Ma la crisi – spiega Silvestri, direttore di Tre – non ha fatto altro che accentuare alcuni problemi strutturali dell’economia riminese, che il nostro territorio si porta avanti ormai da anni». Su tutti, la questione del lavoro giovanile: «Oggi un ragazzo laureato fatica a trovare un qualsiasi lavoro, fa ancora più fatica a ottenere un impiego adeguato agli studi. Ed è quasi impossibile per lui avviare una startup». In quanto a imprese innovative «siamo il fanalino di coda in Emilia Romagna». E intanto il tasso della disoccupazione giovanile è triplicato dal 2007 a oggi, «schizzando al 28%».
Calano le opportunità per i giovani, e in generale i posti di lavoro: «Erano 139mila gli occupati nel 2011, l’anno scorso sono scesi a 135mila». I salari medi lordi di Rimini sono tra i più bassi in regione (27.500), le aziende continuano ad avere piccole dimensioni: «Solo 19 delle 34mila aziende hanno più di 200 dipendenti, e il 95% non raggiunge i dieci addetti». E’ un’economia, quella riminese, ancora malata. Anche e soprattutto nel campo del turismo. «Appena il 7% degli hotel è di fascia medio-alta, contro il 17% di Jesolo o il 20% di Venezia». Pesa come un macigno sulle imprese riminesi la riduzione del credito. E intanto nelle banche le sofferenze sono cresciute in in sei anni del 575%, «coinvolgendo 7mila persone, tante quanto i residenti di Morciano». La ripresa, allora, può arrivare tornando a investire sulle imprese. E con l’investimento più grande di tutti: quello sui giovani.
Resto del Carlino