Trent’anni di reclusione. Cadute le aggravanti dei futili motivi e soprattutto la premeditazione. Questa la sentenza emessa dopo sei ore di camera di consiglio, dalla Corte d’Assise del tribunale di Rimini che ha ritenuto Paulin Nikaj, camionista albanese di 36 anni, colpevole dell’omicidio del connazionale Nimet Zyberi, 26 anni. Alla lettura della sentenza hanno assistito, divise e lontane l’una dall’altra, anche la vedova di Zyberi e la moglie del killer.
Due donne che si trovano legate da un destino assurdo, entrambe senza più il compagno della loro vita e con dei figli piccoli ai quali provvedere. Il pubblico ministero, Marino Cerioni aveva chiesto per Nikaj l’ergastolo e l’isolamento diurno per sei mesi mentre la difesa dell’imputato in prima battuta aveva formulato la richiesta di assoluzione per legittima difesa putativa e per ultimo la caduta delle due aggravanti più pesanti, ossia la premeditazione ed i futili motivi. Aggravanti che avrebbero portato ad una condanna all’ergastolo. Invece è arrivata sì una condanna, ma a trent’anni. Sia il pubblico ministero Cerioni sia gli avvocati difensori di Nikaj, Cesare e Roberto Brancaleoni hanno già preannunciato che ricorreranno in Appello. La Corte ha anche stabilito un risarcimento a titolo definitivo di 100mila euro ciascuno per i due fratelli di Nimet mentre per la vedova ed i suoi tre figli una provvisionale di 300mila euro ciascuno. Da quantificare in sede civile il danno totale da liquidare. L’omicidio era avvenuto quasi due anni fa, nella tarda mattinata del 17 marzo 2014, nel parcheggio del Conad Rio Agina a Misano Adriatico. Dopo una prima lite avvenuta all’interno del supermercato, Nikaj aveva poi sparato contro Nimet Zyberi mentre quest’ultimo, insieme ai due figlioletti ed alla moglie, incinta del terzogenito, stava mettendo la spesa nell’auto parcheggiata davanti al Conad. Sette i colpi di pistola che avevano freddato il giovane padre, lasciandolo steso a terra, tra la disperazione della moglie e degli altri clienti del supermercato, rimasti sconvolti dopo aver assistito alla tragica scena. Nikaj si era dato subito alla fuga dopo aver commesso il delitto. Grazie alla rete di amici e conoscenti, tutti albanesi, Nikaj era riuscito a lasciare l’Italia. Non sapeva però che gli inquirenti avevano messo sotto controllo ed intercettavano tutto il suo clan, tra parenti ed amici. Infatti il 12 aprile, sempre del 2014, i carabinieri erano riusciti a rintracciare e a catturare il camionista albanese che aveva trovato rifugio in Svizzera presso alcuni amici. Nikaj aveva sempre sostenuto di essere stato lui la vittima all’interno di una faida tra albanesi e di aver agito per difendere i suoi figli. Ieri è arrivata la condanna a 30 anni.
