«Nel 2015 quattro riminesi hanno scelto l’eutanasia. Altri due hanno ottenuto le autorizzazioni e presto andranno in Svizzera per compiere il loro ultimo viaggio. Tra questi c’è anche un trentenne affetto da sclerosi laterale amiotrofica». A parlare è Emilio Coveri, presidente di ‘Exit Italia’, l’onlus che che ha come scopo la promozione del diritto alla ‘dolce morte’ nel nostro paese.
Andiamo con ordine. Coveri, quando nasce ‘Exit’ ?
«Ci siamo costituiti nel 1996 con l’intento di alimentare il dibattito sull’eutanasia in Italia. Oggi abbiamo 3.500 iscritti, di cui circa 150 nella provincia di Rimini».
Qual è esattamente la vostra funzione?
«Svolgiamo una campagna di informazione sul tema dell’eutanasia, fornendo ai nostri associati contatti con le cliniche elvetiche e illustrando le procedure. Il tutto nel rispetto della legge italiana. Inoltre offriamo la possibilità di sottoscrivere il testamento biologico, grazie al quale un individuo, in condizioni di perfetta lucidità, esprime la sua ultima volontà sui trattamenti di fine vita».
Come si attiva la procedura per l’eutanasia?
«Anzitutto la persona interessata deve contattare un centro specializzato. In Svizzera ne esistono diversi. Requisito indispensabile è dimostrare di essere in grado di intendere e volere e che si è affetti da una malattia clinicamente accertata e senza possibilità di guarigione. La documentazione viene sottoposta a una commissione medica che decide se rilasciare il permesso».
Poi cosa succede?
«A quel punto avviene il trasferimento in Svizzera. Il medico ha l’obbligo di cercare fino all’ultimo di dissuadere il soggetto. Poi viene somministrato pentobarbital di sodio, preceduto da pastiglie antivomito: la morte avviene per arresto cardiaco, in maniera indolore. Il costo dell’operazione è di circa 10mila euro».
A Rimini ci sono state persone che hanno scelto questa strada?
«Sono state 4 solo nel 2015. Altre due sono in procinto di farlo. Tra queste c’è anche un trentenne malato di Sla che, in perfetta coscienza,ha deciso di sottoporsi al trattamento».
I familiari sono d’accordo?
«Sì, i familiari del ragazzo hanno dato il loro consenso».
Cosa l’ha spinto a prendere questa decisione?
«La malattia non gli consente di condurre un’esistenza normale. Il suo destino è quello di morire entro pochi mesi in condizioni di grande sofferenza».
Qual è la situazione del dibattito sull’eutanasia nel nostro paese?
«L’Italia, da questo punto di vista, è ancora un paese estremamente arretrato. I nostri connazionali sono costretti ad andare a morire in esilio, lontano da casa Noi continuiamo a batterci per una normativa che offra loro una morte dignitosa. Indro Montanelli diceva: ‘se abbiamo un diritto alla vita, abbiamo anche un diritto alla morte’». Il Resto del Carlino
