Rimini. 71enne riminese ruba, dal fascicolo presso il Tribunale, la cambiale il bianco. Era la prova del reato

tribunale riminiSi è rubato  la prova che avrebbe potuto inchiodarlo. E l’ha fatto nientemeno che all’interno degli uffici del Palazzo di giustizia. Protagonista, un riminese, di 71 anni, che oltre ad essere indagato per calunnia dovrà rispondere ora anche di furto aggravato. Perchè la polizia giudiziaria della Procura non ci ha messo molto a scoprire come era andata e a ‘convincerlo’ a restituire il maltolto.
La prova in questione è una cambiale in bianco. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, il riminese in questione avvalla il titolo a garanzia di un prestito che un amico ha contratto con una banca cittadina. Poi però il debito con l’istuituto di credito cresce di parecchio, dai 18mila euro iniziali lievita fino a 60mila. E a quel punto, sempre per gli inquirenti, lui si rende conto di stare rischiando parecchio. La buona azione può costargli un mucchio di soldi, e decide di disconoscere quella firma, giurando che non è la sua. La conseguenza è che la procura è costretta ad aprire un fascicolo per falso, per scoprire chi ha falsificato il suo ‘autografo’. Ma sia la perizia calligrafica che il funzionario della banca sono lapidari: la firma è sua senza ombra di dubbio. Lo dice la scienza, ma lo dice anche l’impiegato che racconta come la cambiale sia stata avvallata in sua presenza. La ‘mossa’ gli si è ritorta contro, perchè questa volta è lui a finire indagato per calunnia, mentre l’altro fascicolo viene archiviato.
E si arriva al giorno in cui l’uomo, insieme al suo avvocato difensore, si reca negli uffici della procura. Il legale deve fare la copia degli atti che riguardano l’archiviazione. Nel fascicolo c’è anche l’originale della cambiale, e quando gli inquirenti vanno a spulciarlo di nuovo, scoprono che il titolo è scomparso. Delle due l’una, pensano: o è stato l’avvocato o è stato il cliente. Sospetto legittimo, anche se naturalmente tendono a escludere il primo, il quale spiega che di quella cambiale non ne sa proprio nulla. Così gli investigatori vanno a bussare alla porta del suo cliente, il quale alla fine è costretto ad ammattere che sì, la cambiale ce l’ha lui. Un errore, giura, ma l’accusa di furto aggravato non gliela toglie nessuno.

Il Resto del Carlino