Niente da fare per Aeradria. La Corte d’Appello ‘spezza’ le ali della società e dei 51 creditori, rigetta il doppio ricorso e conferma il fallimento. Il verdetto è arrivato ieri nel tardo pomeriggio, ma in realtà i tre giudici della Corte che si sono occupati dell’affaire Aeradria, Giuseppe Colonna, Giovanni Pilati e Fabio Florini, avevano deciso già un mese fa. La sentenza che (ri)condanna al fallimento la società porta la data del 14 marzo, anche se è stata depositata ufficialmente solo ieri.
Nelle 90 pagine della sentenza, i giudici ripercorrono l’intricata vicenda di Aeradria, mettendo in luce le criticità che hanno accompagnato la società prima e durante l’ultimo concordato. Per la Corte d’Appello, un piano che si reggeva, principalmente, sulla conversione dei crediti di banche e fornitori in azioni, non sta in piedi. Creditori che «non hanno avuto un idoneo consenso informato» sulla situazione del ‘Fellini’, perché mancava chiarezza sui reali debiti di Aeradria e sul rapporto con la controllata Air, e con l’altra società legata all’aeroporto, Riviera di Rimini, entrambe fallite. «Queste partite creditorie vengono omesse nel piano», rilevano i giudici. Sposando gran parte delle tesi del Tribunale, del curatore Renato Santini e della Procura, per la Corte d’Appello il concordato va respinto perché «l’andamento disastroso della gestione di Aeradria e delle sue società partecipate, rende problematico ipotizzare che possano realizzarsi gli ambiziosi obiettivi del concordato». Insomma, con quel piano Aeradria non si sarebbe salvata.
Tanto più che restava troppo alta, secondo la Corte, la presenza dei soci pubblici all’interno della società. «La soglia di un’eventuale partecipazione dei soci pubblici — recita la sentenza — poteva ben essere limitata al 10% del capitale, anziché al 20%». Anzi, per la Corte questo è stato un vero e proprio«favore» a chi (i soci pubblici) ha amministrato Aeradria in questi anni. Nelle pagine finali della sentenza, i giudici di Bologna imputano anche ad Aeradria e creditori di non aver avviato un’azione di responsabilità contro l’ex presidente Massimo Masini e gli altri vecchi amministratori, che hanno avuto invece «colpe rilevanti» nel crac della società.
Con la sentenza della Corte, ora anche l’indagine penale, ormai alle ultime battute, potrebbe avere la svolta definitiva. Ci sono già nuovi indagati nell’inchiesta, figure secondarie che ruotano intorno alle società. E se partiranno i sequestri di beni e conti correnti, questi potrebbero coinvolgere non soltanto gli ex membri del cda di Aeradria ma anche gli amministratori pubblici, come Gnassi e Vitali. La conferma del fallimento non dovrebbe avere effetti immediati sulle attività del ‘Fellini’, che grazie agli 800mila euro recuperati attraverso sponsor e imprese è in grado di arrivare fino a fine estate. (…) Il Resto del Carlino
