Rimini. Allarme bomba alle Befane con il cellulare clonato dagli amici

allarmebomba befaneL’ALLARME bomba alle Befane del 26 dicembre scorso, altro non era che un atto di cyber bullismo. Il telefonino da cui è partita la chiamata anonima è infatti di un minorenne di Palermo che alcuni amici stanno tormentando per una vendetta tra ragazzini. Tramite internet sono riusciti in qualche modo a ‘clonargli’ la sim e con il suo numero hanno lanciato allarmi bomba in mezza Italia. La Polizia postale siciliana li sta identificando, e c’è da scommettere che passeranno un brutto quarto d’ora.
IL SECONDO allarme bomba al centro commerciale riminese arriva il giorno di Santo Stefano. Quello del 23 dicembre, hanno scoperto, è stata fatta da una cabina telefonica di Riccione, un falso allarme che ha mobilitato però le forze dell’ordine. Stessa cosa il 26, ma questa volta gli investigatori hanno la possibilità di riuscire a identificare l’autore di quello che, visti i tempi, è tutto tranne che uno scherzo. Perchè la chiamata, scopre la Polizia è stata fatta da un telefono cellulare. Agli agentinon ci vuole molto per riuscire a identificare il numero e con quello anche il nome della persona a cui è intestato il telefonino.
SI TRATTA di un minorenne, residente a Palermo, il quale però non si è limitato a fare un’unica chiamata anonima. Dal suo cellulare, scoprono poco dopo gli agenti, ne sono state fatte parecchie. Tutti ‘allarmi bomba’ che hanno interessato centri commerciali e simili sparsi in mezza Italia. Il ragazzo viene subito identificato e sentito. Ma lui assicura di non avere mai fatto telefonate simili a nessuno, non è stato lui a lanciare quegli allarmi, lo giura. Ma non è il primo ‘scherzo’, dice, in cui lui suo malgrado viene coivolto. Il ragazzino racconta agli investigatori di essere vittima di cyber bullismo. Altri ragazzini che lo stanno perseguitando, e come spesso accade di questi tempi, anche le vendette e le cattiverie, soprattutto tra gli adolescenti, si consumano quasi sempre sul web.
LA POLIZIA sequestra il cellulare del giovane, e accerta effettivamente che nonostante sia chiuso in cassetto, continua a ‘funzionare’. La conferma che qualcuno si sta servendo di quel numero per mettere in difficoltà l’intestatario della sim. A quel punto viene coinvolta la Polizia postale di Palermo che si mette al lavoro per cercare di individuare chi c’è dietro al ‘trucco’. Qualcuno è infatti riuscito a far risultare, con un complicato passaggio via internet, che a fare quelle telefonate è il numero del minorenne. Gli investigatori siciliani stanno ancora ultimando le indagini, ma ci sarebbero già degli indagati. Quando avranno chiuso il cerchio, sicuramente i ‘burloni’ in questione smetteranno di divertirsi e si vedranno appioppare una sonora denuncia per procurato allarme e furto di identità.

Resto del Carlino