Avvistamenti sempre più frequenti, non solo nelle zone collinari e rurali, ma anche a ridosso delle abitazioni. La presenza dei lupi nella provincia di Rimini non è più un fenomeno sporadico, e la politica locale alza la voce. Con una risoluzione presentata in consiglio regionale, i consiglieri di Fratelli d’Italia Nicola Marcello (primo firmatario) e Marta Evangelisti hanno chiesto alla Regione l’attivazione urgente di un monitoraggio capillare e l’adozione di un piano straordinario di gestione.
Secondo i rappresentanti di FdI, il piano dovrebbe prevedere misure concrete: recinzioni e protezioni “intelligenti”, contributi per l’acquisto di cani da guardiania, installazione di dispositivi di dissuasione e soprattutto procedure di indennizzo più rapide per gli allevatori che subiscono perdite.
Nell’atto sono citati episodi recenti di attacchi ad animali domestici, addirittura avvenuti non solo in terreni aperti, ma anche in proprietà private. I consiglieri hanno segnalato come nelle aree di Padulli, Vergiano e Santa Cristina, così come lungo il canale del deviatore Marecchia e in via Osteria del Bagno, siano stati avvistati branchi di quattro o cinque esemplari insieme. Situazioni analoghe – aggiungono – si registrano anche nelle province emiliane.
“Non si tratta più di singoli avvistamenti sporadici – hanno dichiarato Marcello ed Evangelisti –. Oggi si contano attacchi frequenti e ripetuti a greggi e bestiame, in pieno giorno, spesso a pochi metri da abitazioni e strade trafficate. La percezione di abbandono da parte delle istituzioni è forte tra allevatori e famiglie, che chiedono risposte tempestive e non ideologiche”.
Richiamando la normativa nazionale, i due consiglieri hanno ricordato che il governo ha già previsto di velocizzare i tempi di risposta di Ispra per le richieste di contenimento dei selvatici, fornendo dal febbraio scorso alle Regioni modalità e numeri anche per la cattura dei lupi in aree critiche, come le colline riminesi ed emiliane.
Da qui la proposta di avviare anche in Emilia-Romagna un tavolo di lavoro permanente, che riunisca agricoltori, enti locali, tecnici faunistici e ministeri competenti, per valutare soluzioni strutturali e, nei casi più gravi, chiedere deroghe selettive alla direttiva habitat come già indicato da Ispra e dalla nuova legge sulla montagna.
Un’iniziativa che porta il dibattito direttamente sul tavolo politico e che mette al centro il delicato equilibrio tra tutela della fauna selvatica e sicurezza delle comunità locali.