Rimini. “Amarcord” restaurato torna in sala. Tornatore monta tagli e ciak per un omaggio: “Lo vedano i giovani”

124613399-2424c631-95e6-4f01-893a-4da6611e9ce3Presentata a Venezia 72 la nuova edizione del capolavoro di Fellini premiato con l’Oscar. Il regista siciliano ha montato i materiali recuperati in una clip che accompagnerà il film in sala dal 14 settembre

Amarcord mai visto. La mano di Fellini entra nell’inquadratura, aggiusta il cappello al sacerdote e poi esce. I servi di scena che nella sequenza del Rex muovono i teli che simulavano le onde, effetti speciali d’altri tempi. Il truccatore che sistema l’ombretto alla Gradisca un attimo prima del ciak. E poi lui, Federico, cappello in testa e megafono in mano, sistema la neve finta sul cappotto di un attore: “Ora si può girare”.

Il capolavoro torna in sala dal 14 settembre nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, nella bellezza originaria delle scene e dei costumi di Danilo Donati, con la luce e i colori del direttore della fotografia Giuseppe Rotunno. Il restauro di Amarcord è stato presentato a Venezia alla presenza di padrino speciale, il premio Oscar Giuseppe Tornatore che firma il montaggio di provini, tagli e doppi dal set, ore di materiale inedito scovati da Cristaldifilm e dalla Cineteca di Bologna e ora restituite al pubblico in un assaggio di 8 minuti che accompagnerà il film al cinema.

“Ricordo esattamente quando uscì – dice Tornatore, che all’epoca aveva 17 anni – Allora i film arrivavano in provincia, dove abitavo, dieci mesi o persino un anno dopo la città, ma per quello di Fellini presi la corriera e comprai il biglietto al cinema Fiamma di Palermo. Volevo vederlo in prima visione. Fu un’esperienza indimenticabile, avevo già deciso di diventare regista, anche se non sapevo se ci sarei riuscito. La visione di Amarcord mi diede l’energia e la forza per provarci”.

Il film premio Oscar come miglior film straniero del 1975 è una pellicola iconica, uno spacca?to storico e sociale, il capolavoro di un maestro indiscusso ma anche un’esperienza emotiva che Fellini riesce a comunicare allo spettatore attraverso lo sguardo.

Amarcord, mi ricordo. Il regista ha 53 anni, ha lasciato la sua Rimini ormai da più di trent’anni, la ricostruisce a Cinecittà attraverso la lente della nostalgia, dell’emozione e del ricordo. Le feste di paese, le adunate del “sabato fascista”, la scuola, i signori di città, i negozianti, il suonatore cieco, il venditore ambulante, lo zio matto, l’avvocato, la donna leggera, la tabaccaia dalle forme giunoniche, i professori di liceo, i fascisti, gli antifascisti, gli amici, il passaggio delle Mille Miglia.  In un primo tempo il film avrebbe dovuto intitolarsi E’ Bourg (il borgo) poi Fellini decise per Amarcord. “Amarcord è una paroletta bizzarra, un carillon, una capriola fonetica un suono cabalistico, la marca di un aperitivo… – diceva Fellini –  Se si uniscono amare, core, ricordare e amaro, si arriva a Amarcord”,

Fonte: LA REPUBBLICA