Un’aggressione antifascista ogni due giorni, guerriglie urbane, bombe a chiodi, rivendicazioni, sempre tanti contro pochi, sempre armati, sempre violenti, il tutto a ridosso di una tornata elettorale nella quale è preannunciata l’avanzata dei movimenti nazionalisti.
L’ultimo episodio, forse il più grave, quello accaduto a Palermo con un dirigente forzanovista legato mani e piedi in pieno centro e pestato a sangue.
Ma, come per le chiavi inglesi degli anni 70, nessuno scandalo, nessun allarmismo, come sarebbe accaduto a parti inverse. La questione pare non avere nessuna rilevanza politica e gli episodi restano meri fatti di cronaca.
Una violenza coperta e legittimata da giornali e magistratura, da cattivi maestri in giacca e cravatta, che come in un gioco di società, seduti sulle loro comode poltrone, hanno premuto il tasto rosso della violenza antifascista.
È così che, anche in una realtà locale come quella riminese, le più disparate sigle della galassia antifascista si riattivano dopo anni di letargo ad eseguire gli ordini di chi gioca con un titolo sbagliato, con l’emergenza fascista, blaterando di legalità per poi ignorarla quando conviene.
E pensare che le occasioni non sono mancate, tra tutte la competizione elettorale in cui Forza Nuova schierò il sottoscritto come candidato sindaco ed i vari appuntamenti elettorali che seguirono (tra questi uno ospitato dal caffè Commercio che chissà come mai non fece scandalo), l’inaugurazione di una sede fisica sul territorio con la visita anche in quell’occasione del segretario nazionale Roberto Fiore oppure le tante iniziative svolte dal movimento politico forzanovista in pieno giorno, alla luce del sole, tra la gente, per la gente.
Un antifascismo a orologeria dunque, che si doveva presentare a tutti i costi in questa campagna elettorale spoglia di argomentazioni politiche, antagonisti consapevoli del procedimento giudiziario che li aspetta questa primavera (si aprirà il processo sull’aggressione di marzo 2016 al conad di via Dario Campana), consapevolezza che di fatto ha intimidito i facinorosi evitando qualsiasi genere di scontro con i cordoni di polizia ma non ha evitato la loro presenza, perché così doveva essere, perché così vogliono che sia.
Ed ecco allora i titoli completamente e volutamente falsi, tra tutti quello del Resto del Carlino “Rimini ritorna agli anni ’70” “Momenti di tensione con Forza Nuova”. Tutto come previsto, tutto come voluto. Un disegno al quale il nostro movimento politico tenta di sottrarsi, uno scontro al quale non si vuol partecipare in virtù di orizzonti ben più ampi ma che, qualora la sinistra di regime continui a tacere blaterando ancora la bugia del pericolo fascista rendendosi così complice del sangue che potrebbe scorrere, porterà i responsabili a risponderne allo stesso prezzo, a partire dagli sponsor e dai loro fiancheggiatori istituzionali.
Mirco Ottaviani
Forza Nuova Romagna
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