Rimini. «Armani, un triste addio»

armani riminiRe Giorgio ringrazia e saluta: l’emporio lascia il centro di Rimini, ‘non c’è trippa per gatti’, i russi con le loro banconote da 500 euro si sono ridotti in misura proporzionalmente diretta al calo passeggeri aeroporto crollati in tre anni da quasi un milione a quasi 100mila ossia siamo al 10% di come eravamo. E la situazione internazionale sia per i visti ai russi ed altre ragioni era molto diversa. Comunque sia non fa beneficenza Armani, non di questo tipo: quando la nave affonda i topi scappano anche se il comparto del lusso non è in crisi. Pertanto oltre al calo russo noi dobbiamo pensare che il centro storico di Rimini, che non è mai invero stato amato troppo dai marchi del lusso, sia in crisi. Penso che il colpo di grazia ad Armani lo abbia dato la consapevolezza che piazza Tre Martiri si apprestava a diventare un immenso bivacco di pedane per ‘dehors’. Ovvio che questa tipologia di attività si insediano in altre posizioni: a Rimini evidentemente non ha trovato nulla, basti dire che la Apple è andata alle Befane; adesso arrivano anche i banchi del mercato, figuriamoci se Armani poteva star lì.
Alberto Amati
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Gentile lettore, la chiusura del negozio di Armani è un brutto colpo per il nostro centro storico: le centralissime vetrine dell’Emporio erano un bel biglietto da visita per i turisti e un valore aggiunto per la città. Non è una storia nuova: anni fa alzò bandiera bianca in Corso d’Augusto anche la maison Versace. Non credo sia un problema di pedane e dehors. A Rimini manca invece quella ricca clientela internazionale (araba, asiatica e russa) che fa la fortuna dei grandi marchi della moda. Il turista da venti euro al giorno tutto compreso gira alla larga dai maglioncini di ‘Re Giorgio’: meglio il capo in stock delle bancarelle. La rete commerciale cittadina è lo specchio di questa realtà: le boutique se ne vanno e il nostro mercato ambulante è diventato negli anni uno dei più grandi d’Europa.