Rimini, assolti gli imprenditori Paesani dall’accusa di truffa allo Stato: “Il fatto non sussiste”, dissequestrati 600mila euro

È arrivata a conclusione con un’assoluzione piena la vicenda giudiziaria che vedeva imputati i membri della famiglia Paesani, noti imprenditori riminesi accusati di una presunta truffa aggravata ai danni dello Stato. Il tribunale monocratico di Rimini ha stabilito che “il fatto non sussiste”, scagionando i fratelli Lucio e Claudio Paesani, insieme al padre Luciano, e disponendo il dissequestro dell’intera somma oggetto del contenzioso: 600mila euro.

Il caso riguardava un finanziamento statale destinato alla ristrutturazione dell’hotel Vasco a Viserba, di proprietà della famiglia. Secondo le accuse formulate a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza, i lavori per i quali era stato ottenuto il contributo non sarebbero mai stati realizzati. Le fiamme gialle avevano quindi ipotizzato una truffa, portando al sequestro dei fondi gestiti dal Medio Credito Centrale.

A smontare l’impianto accusatorio è stata la linea difensiva presentata dagli avvocati Mariano Rossetti e Paolo Righi. I legali hanno chiarito che il progetto di ristrutturazione era ben noto al Comune, con il quale vi erano stati diversi incontri, ma aveva subito rinvii a causa della pandemia da Covid-19. Le restrizioni e la chiusura degli uffici pubblici avevano rallentato l’iter amministrativo, impedendo l’avvio formale dei lavori.

Un altro punto affrontato in aula è stato quello relativo alla spesa per il mobilio, che risultava nelle documentazioni ma non era mai stato consegnato: secondo la difesa, si trattava di un acquisto legittimo che sarebbe stato finalizzato solo dopo il deposito effettivo del progetto, poi sospeso.

Con la sentenza di assoluzione e il conseguente dissequestro, per la famiglia Paesani si chiude dunque una vicenda durata anni, che aveva messo in discussione la gestione del loro patrimonio e la loro reputazione.