Rimini, Bellini sul part-time e divario di genere: “Non più accettabile che conciliazione vita-lavoro resti un ostacolo per le donne”

In Italia, e a Rimini in particolare, il part-time femminile è spesso una necessità imposta e non una libera scelta. Lo ha sottolineato Chiara Bellini, vicesindaco con delega al lavoro e servizi educativi, commentando i dati presentati nel report “Il mercato del lavoro in provincia di Rimini in un’ottica di genere” dell’Agenzia regionale per il lavoro Emilia-Romagna.

“I dati evidenziano come il lavoro di cura pesi quasi esclusivamente sulle donne, condizionando fortemente la loro occupazione – spiega Bellini –. Una donna su quattro ha un contratto part-time, e oltre l’11% è costretta a questa scelta, non la sceglie”. Il divario con gli uomini è netto: il part-time involontario è triplo tra le donne (11% contro 3,1%) e la quota femminile complessiva di part-time è del 28,7%, mentre quella maschile si ferma al 6,6%.

Bellini sottolinea che “dietro questi numeri c’è una realtà sociale che frena la piena occupazione femminile e che deve diventare una priorità politica nazionale. Senza servizi di conciliazione vita-lavoro adeguati non si risolvono le disuguaglianze”.

Tra gli ostacoli principali c’è il tempo pieno scolastico, spesso assente o frammentato, che penalizza Rimini rispetto ad altre province simili. “Questa situazione pesa sulle madri lavoratrici, costringendole a contratti instabili e part-time involontari, aggravando la diseguaglianza”, precisa Bellini.

L’assessora evidenzia anche la carenza di mense e nidi statali, che il Comune integra con risorse proprie, ma “non basta a garantire una piena partecipazione femminile al lavoro”. Il risultato è “una penalizzazione contrattuale, salari più bassi, carriere rallentate e pensioni inferiori del 34% rispetto agli uomini, come riportato dal Sole 24 Ore”.

Bellini conclude: “I Comuni hanno già dimostrato di fare la loro parte con progetti innovativi e investimenti. Ora tocca al Governo assumersi le responsabilità e mettere risorse concrete per una vera parità di genere, perché la retorica non basta più”.