LE CORSE nella notte in ambulanza per raggiungere, da Rimini, la Cardiologia pediatrica del Sant’Orsola perché il figlio rischia la vita. E questo perché in tutta la Romagna non esiste un servizio di cardiologia dedicato ai bambini.
Maria Vittoria Barboni, 50 anni, riminese, è madre di un ragazzo di 17 anni e queste situazioni le ha vissute direttamente sulla sua pelle. Ma non parla solo a nome suo: racconta l’angoscia e la preoccupazione di tante altre famiglie che devono prendersi cura di un bambino cardiopatico.
«La nostra non vuole essere un’accusa alle grandi professionalità che troviamo nei nostri ospedali – afferma la donna –. Questa è la premessa. Volgiamo piuttosto invitare a riflettere sul fatto che in un’area vasta come quella della Romagna, che ora ha un’Ausl unica, non esiste una cardiologia pediatrica. Ma non c’è nemmeno un vero e proprio cardiologo per i bambini presente sul territorio che sia in grado di coordinare e aggiornare i pediatri e i cardiologi già presenti».
La signora Barboni racconta la sua vita di madre «che da 17 anni fa da pendolare per la salute di suo figlio tra Rimini e Bologna. La nostra famiglia conta 25 ricoveri, tre interventi a cuore aperto e due per cateterismo, due corse notturne a sirene spiegate in autostrada per arrivare al Sant’Orsola e sentirsi ‘al sicuro’. Ricoveri a volte molto lunghi e difficili specialmente se sei a cento chilometri da casa e dai sostegni che qui potresti avere».
La donna racconta il caso di una famiglia riminese con un bambino affetto da una grave cardiopatia congenita che ha deciso di trasferirsi a Bologna per essere più vicina ai medici del Sant’Orsola.
«Il problema che si intende sollevare non è tanto quello della cardiochirurgia pediatrica: nessuno può pensare di avere un centro di eccellenza come quello bolognese sotto casa – precisa – ma di avere almeno un supporto cardiologico per i bambini in casi di emergenza. Le cardiopatie sono trattate in modo molto diverso se il soggetto è un bambino o un adulto, e questo deve essere oggetto di una specializzazione ben precisa. Altra cosa che può apparire incredibile è l’assenza di collegamento informatico nei punti di emergenza: se mio figlio va, ad esempio, nel Pronto soccorso di Rimini non c’è la sua cartella clinica. Ma questo è ancora un altro discorso».
Resto del Carlino