Rimini. Carim, subito 40 milioni per salvare i conti. Ad aprile parte la ricapitalizzazione

CARIMPorte aperte agli industriali riminesi per salvare i conti della Carim. Soprattutto se sono pronti ad aprire il portafoglio per sostenere la ricapitalizzazione dell’istituto di credito, che già nel mese di aprile (o al più tardi a maggio) metterà ai voti il primo aumento di capitale. Nel frattempo la Fondazione Carim continua a trattare la cessione di una parte delle quote (palazzo Buonadrata detiene oltre il 50% della Cassa) a un gruppo bancario. Anche ieri il presidente Massimo Pasquinelli è stato a lungo impegnato con gli advisor scelti per selezionare il nuovo partner di Carim. Gli indizi portano a un gruppo bancario milanese, con cui c’erano già stati alcuni approcci in passato. Se l’operazione dovesse andare in porto, lo stesso gruppo potrebbe partecipare in maniera pesante alla ricapitalizzazione di Carim. Che resta, come osserva il presidente della banca Sido Bonfatti, un passo necessario. «Aspettiamo di consuntivo finale del bilancio 2015, e poi daremo subito il via all’aumento di capitale – conferma proprio Bonfatti – Si parte con una ricapitalizazione che dovrà portare, entro la fine di quest’anno, almeno 30 o 40 milioni». Visti i soldi messi dagli imprenditori riminesi nell’ultima ricapitalizzazione, nel 2012, il rischio è di non centrare l’obiettivo. Lo sanno bene in piazza Ferrari, tanto che «abbiamo trattative avviate con gruppi assicurativi e fondi di risparmio – ammette lo stesso Bonfatti – Ma è importante che anche il territorio riminese partecipi. Mi auspico che lo lo facciano anche gli industriali riminesi, che hanno apprezzato il nostro piano di rilancio». Un piano che tra quest’anno e il 2017 dovrà aumentare il capitale di Carim «di almeno altri 80 milioni, ma sarebbe meglio arrivare a 100, per rilanciare la banca definitivamente». Al presidente di Unindustria Paolo Maggioli e agli altri imprenditori Bonfatti lancia un segnale preciso: «Non è con la nuova governance della Fondazione Carim, come sembra dai loro discorsi, che si decidono le sorti della banca. Piuttosto gli industriali potrebbero avere una rappresentanza nel cda della banca. Oggi abbiamo 7 membri nel consiglio di amministrazione, per statuto possiamo arrivare a 9. La porta di Carim è aperta agli industriali». Specialmente, fa capire Bonfatti, se gli industriali parteciperanno alla ricapitalizzazione di Carim e porteranno alla banca dei nuovi partner. Ne ha bisogno Carim, che viene da un 2015 difficile. «Abbiamo tanti crediti deteriorati, ereditati dalla gestione passata, che stiamo cercando di smaltire. Le perdite per il 2015 saranno ancora forti, ma nel 2016 la Carim chiuderà sicuramente in utile». Il Resto del Carlino