Rimini. Caro Diario, qua alla frontiera di quella che fu la capitale del turismo le notizie non sono per nulla incoraggianti…di Stefano Benaglia

Preciso: gli investimenti per il restyling sono stati tantissimi e la città ha cambiato profondamente
la sua faccia, ma come si dice in Romagna è stata messa la cravatta al maiale. Le strutture ricettive
sono rimaste praticamente le stesse, sul fronte spiaggia si cambierà tutto per lasciare tutto come
sempre, mentre per il commercio non esiste un’idea strutturata per affrontare questa ecatombe di
attività.
Si chiede agli imprenditori di investire nell’ammodernamento delle attività mentre tutto attorno
crolla. Le frazioni a nord che prima erano considerabili salve dal degrado si stanno velocemente
uniformando a tutto il resto della città costiera, con un evidente shopping a prezzi di saldo da
parte della malavita che sguazza in queste situazioni.
Questa crisi, che è stata sempre mascherata o minimizzata durante gli anni, oggi presenta saldo
devastante per la filiera del turismo.
La stagione ormai è relegata dal 20 giugno al 20 di agosto, due mesi che devono prima di tutto
salvare i conti e poi garantire i quasi impossibili investimenti per il futuro.
A questa situazione si aggiunge la parte di destinazione turistica che nel nostro territorio è affidata
ai comitati turistici, i quali si occupano sia dell’intrattenimento quotidiano che di parte di promo
commercializzazione, con grande coraggio e determinazioni operando spesso oltre il loro ruolo e la
loro reale funzione.
Queste realtà sono l’ultimo baluardo di turismo rimasta, mossi da uno spirito di amore verso il
proprio territorio che purtroppo si scontra con il resto del mondo, dove ormai è richiesta
professionalità e visione a lungo termine, tutte cose difficilmente con il modello volontaristico.
I comitati per le loro iniziative ricevono 120.000 euro da dividere tra loro in base alle feste, tramite
un calcolo che comprende una quota fissa e una in proporzione agli eventi fatti. L’ironia vuole che
più eventi vengono fatti, meno i comitati prendono come quota individuale. I contributi servono a
coprire circa il 10% dei costi delle iniziative realizzate e il più delle volte non basta nemmeno a
coprire il costo SIAE.
Per essere chiari non è una richiesta di più fondi, che comunque non guasterebbero, ma sarebbe
ora di istituire un bilancio partecipato lineare e democratico che venga gestito su indicazione dei
territori. Magari discusso nei quartieri. Perché ormai i comitati non sono più solo degli
organizzatori di feste, ma un presidio territoriale che con la sua funzione a volte genera virtuosismi
ma anche storture nel sistema.
La politica dovrebbe avere il coraggio di affrontare una riforma dei comitati turistici in ottica
professionalizzante, creando delle vere istituzioni rappresentative e realmente dedicate ai
territori. La disponibilità per questo dialogo è totale, ma temo che sarà difficile uscire dal solito
clientelismo spiccio, utile solo al consenso a brevissimo termine.
Caro Diario, la strada è lunga e non ne vedo la fine…

Stefano Benaglia

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