Rimini. Che tigna quel Gnassi

GnassiCARO DIRETTORE,
tutto si può dire di Andrea Gnassi tranne che non abbia la ‘tigna’. E cioè quel misto tra determinazione, faccia tosta, grinta che gli fa tenere testa anche alle urla dei no global. E’ sufficiente dare un’occhiata ai video sui social network per rendersi conto che, a differenza di molti colleghi, il sindaco di Rimini non abbia abbassato per un attimo la testa (e i toni) davanti a quei signori. Questo è indubbiamente un bene. Quello che invece un bene non è, sia per Gnassi che per la città, è ancora una volta il silenzio del Partito democratico di Rimini su questi fatti che, in ogni altra parte d’Italia, un minimo di reazione del Pd la sollevano sempre (vedi Bologna). Qui no, resta solo Gnassi e il Comune. E a rendere ancora più assordante questo silenzio è voltare pagina del giornale e vedere la foto del sorridente capogruppo del Pd accanto a una valigia vuota. Lo stesso giorno, nelle stesse ore.
Massimo Ferro
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IL GNASSI furioso appartiene ormai alla letteratura politica. Qualla che lei chiama tigna, e altri definiscono arroganza, fa parte del bagaglio umano del sindaco, ma è comunque una forza della natura, vederlo fronteggiare chiunque, a dispetto del buonismo imperante e dell’ipocrisia. Confesso di essere ammirato, anche se non sottovaluto gli aspetti deleteri di questa innata ‘ignoranza’. Spettacolari gli scontri con gli ambulanti, inarrivabile quel dito puntato contro i no global. Sono le occasioni in cui il sindaco di Rimini dà il meglio. Purtroppo usa la stessa ruvidezza con interlocutori più deboli scatenando indignazione e un moto di solidarietà nei confronti della vittima sacrificale. Ma il fatto che applichi lo stesso criterio, anche se si truva di fronte a un kamikaze, lo scagiona dall’accusa di essere forte coi deboli e viceversa. Sul Pd stenderei un velo pietoso. Basta l’immagine delal valigia a lei evocata per fissare lo stato del partito. Il vuoto spinto.

Resto del Carlino