Rimini. Chiude il negozio il ladro di bici. Denunciato per sequestro di persona l’esercente.

ponte tiberio rimini«SONO IO la vittima. Mi hanno rubato la bici e adesso mi ritrovo accusato di sequestro di persona solo per aver rispettato la legge. Non ci posso credere, non ho parole». È la vicenda kafkiana di cui è protagonista Rogih Roumani, commerciante di 28 anni di origine egiziana, ma da anni a Rimini. L’esercente è accusato di sequestro di persona per aver chiuso nel negozio dove lavora un tunisino che, per restituirgli la preziosa bicicletta che gli era stata sottratta qualche giorno prima, una Speed da 1.300 euro, lo stava minacciando: tutto in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine.
«Ho sbagliato, ho sbagliato a seguire alla lettera le indicazioni che mi erano state dai carabinieri al momento della denuncia – dichiara avvilito il giovane –. Non mi sono fatto giustizia da solo, non ho toccato quell’uomo, ho chiamato la polizia per essere dalla parte della legge. E come è finita? Sono stato denunciato. Per sequestro di persona. Il soggetto che mi ha minacciato e ricattato per ridarmi la bicicletta, è libero mentre io devo affidarmi a un avvocato per difendermi da questa accusa. Io, che sono cattolico, diplomato al Don Bosco, accusato di un reato così infamante».
La vicenda aveva avuto inizio domenica scorsa. «Ero sceso a portare fuori il cane – spiega il giovane commerciante – quando ho notato che era sparita la mia bici, frutto di grandi sacrifici. Ho così sparso la voce tra amici e conoscenti e sono andato a sporgere denuncia dai carabinieri. Sono stati proprio loro a dirmi di chiarmarli nel caso qualcuno si fosse fatto vivo per rivendermi la mia bici e di bloccarli, in attesa del loro arrivo. E così ho fatto».
Mercoledì, nel locale dove lavora come commesso Roumani, si sono presentati in tre. Spiega lui: «I vicini mi avevano avvertito che dei loschi individui mi stavano cercando. Quando li ho visti, ho capito che avevano a che fare con la mia bici. Uno è entrato e, con una siringa in mano, ha iniziato a dirmi che lui non mi aveva rubato la bici, ma che se la rivolevo indietro, dovevo dargli 70 euro. Poi ha inveito contro di me in arabo. Gli altri due stavano per entrare e io, anche per paura, ho chiuso la porta e fatto segno ai miei vicini, dalla finestra, di chiamare le forze dell’ordine. Il magrebino è rimasto dentro e ha continuato a minacciare me e la mia famiglia. Quando è arrivata la polizia, ha interrogato tutti, sentito i testimoni».
Poi la scoperta: «Dopo tre ore mi han detto che ero indagato per sequestro di persona. Il tunisino, invece, è libero. Mi sento tradito da questo Stato, io che ho sempre seguito alla lettera la legge». Il suo avvocato, Alessandro Buzzoni, conclude: «Lavoreremo subito per chiudere questa assurda vicenda. Rogih è la vera vittima, si è attenuto a quanto gli era stato suggerito dalle forze dell’ordine. Bisogna stare vicino a chi si mette nelle mani della giustizia e non cerca scorciatoie. Lui ha avuto fiducia nello Stato. E adesso si sente solo perché si è comportato bene».