Rimini. Chiusura Coco. Questore Maurizio Improta: ”Non è stata una punizione, ma voglio difendere i ragazzi”

improta1«Mi assumo le mie responsabilità, ho applicato le norme e le leggi previste in questi casi. E soprattutto ci tengo a dire che non ho agito sull’onda di sentimenti e passioni collettivi». Maurizio Improta, solo da pochi mesi questore di Rimini, si è ritrovato tra le mani una delle patate più bollenti della riviera e aveva messo in conto che avrebbe sollevato un polverone.
Al massimo il Cocco era rimasto chiuso per due mesi, come è arrivato a emettere un provvedimento senza precedenti?
«Ho ragionato insieme ai miei funzionari, dopo avere raccolto ogni tipo di informazione sul locale e ho aspettato che carabinieri e pubblico ministero definissero l’indagine sulla morte del 16enne di Città di Castello. Alla fine ho concluso che non potevo fare un provvedimento di pochi giorni. Sono consapevole che quattro mesi di chiusura non risolvono il problema, ma così ci sarà tempo per chi ci lavora di riorganizzarsi. Con quelle motivazioni potevo anche revocare la licenza, ma non l’ho fatto. Io non faccio il giudice e tantomeno il censore».
Il problema, dice, sono soprattutto i minorenni.
«Con la morte di un ragazzino di 16 anni si devono aprire gli occhi a tutti i livelli. Non criminalizzo né contrasto questo tipo di impresa, ma di fronte a questa tragedia e ai fatti che sono arrivati sul mio tavolo, non potevo fare diversamente».
Lei ha figli?
«Sì, e da padre mi sento di dire che i minori non devono stare con i maggiorenni. Hanno reazioni diverse, sono ancora nella fase di crescita psicofisica e quindi molto più fragili. Le droghe e l’alcol su di loro hanno effetti diversi. E in molti casi devastanti, come è stato per Lamberto Lucaccioni. Vanno tutelati e protetti. Una volta c’erano due tipi di discoteche, quelle per chi aveva più di 18 anni e quelle per i ragazzini.Forse è arrivato il momento di tornare indietro, di ricominciare a tenerli separati, almeno in certi contesti».
Qualcuno pensa che sia una ‘punizione’ troppo pesante. 
«Non voglio attribuire responsabilità a chi gestisce il locale. Ma il punto è come la discoteca viene percepita dai ragazzini. I motivi per cui ho applicato la sospensione cautelare li ho elencati nel provvedimento. Il Cocoricò viene avvertito ormai soprattutto come un luogo dove si consumano gli eccessi, dove si devono consumare gli eccessi. E, di fronte alla morte di un 16enne e a una serie di interventi infiniti delle forze dell’ordine, ho ritenuto che quei quattro mesi fossero ‘congrui’. Nonostante i tentativi fatti dai gestori per migliorarsi e arginare il fenomeno, la situazione non è cambiata e il nostro intervento è stato necessario»(…) Il Resto del Carlino