Al Meeting di Rimini è cominciata ieri la passerella dei politici, che si è aperta con il ministro Martina e che avrà i suoi momenti più forti nei prossimi giorni, quando arriveranno Padoan e soprattutto Renzi.. E noi, di giornale.sm non potevamo mancare.
Un meeting forte, questo, diverso. Con appunto tanti incontri politici e viste le recenti polemiche persino l’intervento di monsignor Galantino di ieri è stato letto come l’intervento di un politico, piuttosto che come quello di un monsignore.
Ma nonostante questo un caloroso applauso si è levato al Meeting di Rimini non appena il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, è arrivato per tenere il suo intervento su ‘Il senso del limite è il fascino delle frontiere’. “Gli siamo molto grati per la sua presenza e gli siamo ancora più grati in questi giorni“, dice il direttore di Tempi, Davide Perillo, forse riferendosi alle recenti polemiche tra la Chiesa e il segretario della Lega Matteo Salvini sulla questione immigrazione.
Nel suo intervento il segretario della Cei parla degli “ultimi“, sottolineando che non sono “scarti” ma piuttosto “persone da sollevare e delle quali condividere la sorte“. E non è difficile leggere ancora una volta un riferimento ai migranti. Il segretario della Cei rivendica: “La diffusione del cristianesimo è l’evento che più ha rivoluzionato la storia del mondo e il modo di pensare l’humanum“.
Come prevedibile subito la Lega attacca- “Monsignor Galantino nuovo leader di CL? Se sì, chiederò al governatore Maroni di non dare più il contributo regionale al Meeting di Rimini“, attacca il capogruppo della Lega Nord al Pirellone, Massimiliano Romeo. Più tardi è direttamente Salvini a intervenire. “Monsignor Galantino continua a rompere le palle“, incalza il segretario che a Radio Padania tira in ballo la vicenda dei funerali di Vittorio Casamonica. “Dice che la politica è sempre governata dagli interessi e poi sui giornali si leggono i funerali di un boss celebrati in pompa magna. È evidente che c’è una parte della chiesa più interessata al denaro e ad altri valori”. Poi rincara la dose:”I ‘Galantini’ sono comunisti nascosti sotto la tonaca, ma nemmeno troppo nascosti“. Infine promette: “Non ne parleremo più, ci sono cose più interessanti“.
Ma il meeting è anche questo, uno scambio, quindi è pure molto probabile che anche quest’anno, come sempre accade, sui media il Meeting passi per il salotto politico dell’estate, nel quale magari si fanno e si disfano programmi e alleanze.
Eppure, se c’è un Meeting destinato a mettere la parola «fine» alla stagione dei ciellini in politica, è proprio questo. Non è rimasto più nessuno, del movimento nato dal carisma di don Giussani, ad occupare posti di potere. Per motivi diversi, tutti hanno lasciato o dovuto lasciare presidenze e ministeri: Formigoni, Mauro, Lupi, solo per citare gli ultimi in ordine di tempo. Hai voglia di dire che ciascuno in politica ci entrava a titolo personale: l’identificazione con Cl era inevitabile. E comunque, ora quella stagione è finita.
E non a costo zero, per il Meeting. Questa trentaseiesima edizione è stata messa in piedi con contributi, di sponsor vari, per 4,6 milioni di euro: negli anni d’oro, quelli in cui i ciellini governavano regioni e ministeri, le entrate arrivavano anche a dieci milioni. I contributi si sono più che dimezzati, dunque. Ma gli organizzatori del Meeting e i vertici di Cl sono ben contenti di aver dovuto tirare la cinghia. «È finito un equivoco», dicono: «Finalmente si torna alle radici del Meeting».
E le radici sono quelle di un grande incontro internazionale tra fedi e culture diverse, di mostre e dibattiti nei quali, per oltre tre decenni, s’è discusso di temi certamente più decisivi, per l’uomo, delle schermaglie politiche che finivano sui giornali. Intendiamoci: se il messaggio arrivava distorto, non era solo colpa dei giornali. Era colpa anche di quella parte (minoritaria, ma visibilissima) di ciellini che in politica hanno confuso, per usare un’espressione di don Carrón, «la testimonianza con l’egemonia», fino al punto di compiacersi di un utilizzo a volte perfino disinvolto del potere.
Oggi tutto questo non c’è più e quando i dirigenti del Meeting dicono «finalmente, perché è finito un equivoco», vogliono dire in sostanza due cose. La prima è che i ciellini continuano – ci mancherebbe – a occuparsi di politica, tanto è vero che sono felici che al Meeting venga Renzi. Ma ci si occuperà di politica perché la politica fa parte della realtà, non per cercare un’occupazione di posti. Certo ci sono ancora resistenze, da parte di alcuni ciellini, diciamo così, «nostalgici»: ma il nuovo vertice del movimento è convinto che sia molto meglio, perlomeno in questa fase, stare fuori dal Palazzo. «Certi nostri amici, con i loro comportamenti in politica, hanno fatto più danni al movimento dei nostri nemici», è il pensiero di coloro che oggi stanno ai vertici di Cl.
Il secondo motivo per cui la fine di quella stagione è considerata provvidenziale è ancora più semplice. Ne abbiamo già fatto cenno. La fine dei ciellini al comando della politica servirà anche, si spera, a richiamare l’attenzione sul vero messaggio del Meeting. Il titolo di quest’anno sembra come al solito fin troppo complesso: «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?». Ma non è un tema astratto da sfizio intellettuale. «In fondo di che parlate voi giornalisti», dicono qui al Meeting, «quando parlate del “vuoto” che porta i ragazzi ad ammazzarsi di pasticche, nelle discoteche ma anche nelle scuole? Che cos’è il vuoto se non la mancanza di qualcosa di cui tutti avvertiamo il bisogno?». E di questa mancanza e di questo bisogno verranno a parlare cattolici e musulmani, ebrei ed atei come Bertinotti, ucraini e russi.
Ecco, è questo interessa agli organizzatori del Meeting, più che la politica. Per dire: il cuore della kermesse, per chi l’ha ideata e per la stragrande maggioranza di chi ci verrà, non è la visita di Renzi, ma la mostra su «Abramo e la nascita dell’io». Insomma temi un po’ più alti di qualche posto da sottosegretario o di una scissione dell’Ncd.
Sara Ferranti