Rimini. Cocoricò, l’ultima mazzata dal Tar «La salute vale più di un’azienda»

Cocorico_TOP_0PER IL COCORICO’ l’ultima speranza di riaprire è svanita ieri mattina, quando il Tar dell’Emilia Romagna ha depositato la ‘sentenza’ con cui rigetta il ricorso presentato dagli avvocati del locale. Niente da fare, il Cocco non riaprirà prima del tempo stabilito dal questore di Rimini che imponeva la chiusura per quattro mesi, mettendo, all’alba del 2 agosto, la parola fine alla ‘stagione’.
I GIUDICI bolognesi hanno confermato di fatto quanto rimarcato in prima battuta dal collega che settimane fa aveva respinto la richiesta di sospensiva, giudicando che «deve darsi prevalenza a tutela della salute e dell’ordine e sicurezza pubblica rispetto all’esercizio di una leggitima attività economica». Il Collegio è arrivato alle stesse conclusioni. «L’iniziativa economica privata – scrivono nella motivazione – non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale e quindi non deve provocare danni sproporzionati all’ambiente e alla salute e alla sicurezza pubblica. Che in tale principio si impone in sede di bilanciamento degli interessi in gioco, assegnando prevalenza a quest’ultimo». I giudici sottolineano come l’articolo 100 del Tulps (che ha fatto cadere la mannaia sul locale) sia connotato da ‘amplissima discrezionalità» ed è esercitato «in base a un principio e per un fine di ‘precauzione’, cioè allo scopo di provocare disaggregazione di criminalità gravitante nel luogo considerato (e non certo di sanzionare responsabilità, coinvolgimenti o inerzie del gestore) che la durata della sospensione è stata parametrata a tale esigenza, e che quindi non appaiono violati i principi di proporzionalità e adeguatezza al fine».
«IL COCORICO’ chiuso senza colpe». Così ‘attacca’ uno stringato comunicato stampa con cui i responsabili del locale hanno commentato la sentenza del Tar, in cui i giudici sottraggono al Cocco l’ultima chance di riaprire prima del tempo stabilito dalla ‘serrata’. «Non siamo sorpresi dalla decisione del Tar di rigettare il ricorso – scrivono – il contesto era infatti già chiaro da tempo. Siamo però favorevolmente sorpresi dalle inequivocabili parole usate nel dispositivo. Nel comunicato si sottolinea infatti il passaggio in cui i giudici scrivono «… e non certo di sanzionare responsabilità, coinvolgienti o inerzie del gestore». «Sono parole – continuano – che fissano in modo chiaro e netto il non coinvolgimento, la non responsabilità del nostro locale e danno anche atto al Cocoricò di non essere rimasto inerte davanti al problema. Non abbiamo colpe insimma, ma ci hanno fatto chiudere e resteremo chiusi: ne prendiamo atto». Alla decisione del Tar plaude invece il Codacons: «Ci auguriamo che ora il Cocoricò sappia prendere adeguati provvedimenti contro lo spaccio, a tutela dei giovani, per i quali la discoteca rappresenta un importante punto di riferimento».

Fonte: IL RESTO DEL CARLINO