Quattro anni di carcere. È la pena inflitta ieri mattina dal giudice a Roberta Melucci, la commercialista riminese finita alla sbarra con l’accusa di essersi intascata i soldi dei fallimenti, quando era curatore per conto del Tribunale di Rimini. La professionista è stata anche interdetta dai pubblici uffici.
Dopo l’arresto di Daniele Balducci, il 2 dicembre del 2014 un altro curatore fallimentare del Palazzo di Giustizia. Roberta Melucci, 52 anni, riminese, era stata ammanettata dai carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria della procura, con l’accusa di avere fatto sparire parecchi soldi, nell’ambito dei fallimenti di cui si stava occupando per conto del Tribunale. Secondo le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, due erano i crac i cui la professionista aveva presentato delle relazioni false. Il primo era quello della società San Carlo, il secondo riguardava invece il fallimento della Fa.Bi.Ma srl. Nel corso della curatela per i due fallimenti, aperta tra l’altro da oltre 16 anni, erano emerse anomalie tali da spingere lo stesso giudice a far partire la segnalazione in procura. E proprio mentre i carabinieri indagavano al riguardo, erano incappati in un altro ‘giallo’, quello relativo a un furto di documenti che la commercialista aveva denunciato il 13 marzo del 2014, dal suo studio in Corso d’Augusto. Un furto che gli inquirenti avevano deciso di ‘approfondire’, perché avvenuto poco dopo che il giudice dei fallimenti aveva chiesto conto alla professionista del ritardo di ben 17 anni nel chiudere una causa. Il magistrato aveva ordinato alla Melucci di portargli subito l’intero incartamento, libretto fallimentare incluso, e di spiegare quelle anomalie che lo lasciavano perplesso. Lei si era presentata invece con una denuncia di furto. Una vicenda, questa, che si è chiusa però qualche tempo fa con un’archiviazione.
Al termine delle indagini, i carabinieri avevano quantificato un ‘prelievo’ di 250mila euro, e avevano fatto scattare l’arresto per i reati di falso e peculato, con il sequestro preventivo della sua casa di piazza Ferrari e del garage. Nel corso della requisitoria, Ercolani ha puntato il dito sulla gravità del comportamento della Melucci che aveva tradito la fiducia che i giudici avevano riposto in lei, e aveva chiuso con una richiesta a otto anni di carcere. Ieri mattina la sentenza: 4 anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ma per la professionista i guai non sono ancora finiti, nel mirino degli inquirenti ci sono altri ‘ammanchi’ e una presunta truffa ai danni di Equitalia. Lei si è sempre proclamata innocente. Il Resto del Carlino
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