Rimini. Covid e mascherine: non manda la figlia a scuola 20 giorni e finisce in Tribunale

Una mamma di Rimini aveva chiesto al dirigente della scuola frequentata dalla figlioletta di poter far accedere la bambina all’istruzione parentale: siamo alla vigilia dell’anno scolastico 2020-2021. La madre aveva motivato la sua scelta al responsabile della scuola spiegando che non le piaceva l’idea della figlia costretta a stare in classe con la mascherina come previsto dai protocolli anti Covid e aveva paura che la vicinanza con gli altri alunni l’avrebbe esposta al rischio di contagio impedendole di frequentare la palestra di danza. Tuttavia, il padre della bambina non era d’accordo. I genitori avevano l’affido congiunto della figlia, perciò per avere il nulla osta della scuola occorreva che sulla domanda ci fosse la firma di entrambi. La madre ha quindi deciso di tenere la figlia a casa con un tutor per una ventina di giorni dopo la prima campanella del 14 settembre. Quando il dirigente scolastico viene aggiornato sulle assenze dell’allieva, informa il padre (che sporgerà denuncia), il sindaco di Rimini, l’ufficio diritto allo studio del Comune, il servizio tutela minori dell’Azienda Usl e il Tribunale dei Minorenni di Bologna. La madre viene convocata in caserma e risponde alle domande del maresciallo, ammettendo che non sta mandando a scuola la figlia e consegnandogli la copia della domanda mai accolta dalla scuola per accedere all’istruzione parentale della figlia, firmata solo da lei. La legge punisce chi, rivestito o incaricato della vigilanza sopra un minore, omette, senza giusto motivo, d’impartirgli o di fargli impartire l’istruzione elementare. La controversia ora è finita in Tribunale.