Rimini. Covid, Pecci difende San Marino accusato da Rimini di concorrenza sleale

Le dichiarazioni dell’assessore riminese alle attività economiche, Jamil Sadegholvaad, rese alla stampa dal titolo: “Qualcuno deve controllare i migranti della tagliatella” sono l’espressione di un primitivismo culturale che non solo non appartiene alla cultura riminese, ma è estraneo ad ogni principio di libertà.

L’accusa dell’assessore rivolta agli amici sammarinesi di “concorrenza sleale” e di “inficiare gli sforzi che stanno compiendo le autorità italiane”  perché seguono una politica sanitaria e del commercio diversa da quella italiana merita una forte censura per l’indebita ingerenza negli affari di uno Stato estero.

San Marino è sempre stato, per Rimini, per il turismo riminese e per le aziende, una risorsa che solo la miopia del Sindaco prima ed oggi dell’assessore non hanno visto.

Nei rapporti di collaborazione, Rimini-San Marino, non dobbiamo dimenticare le migliaia di posti di lavoro che la Repubblica garantisce al riminese, gli interscambi tra i due Paesi e che la Repubblica è partner nello scalo aeroportuale riminese che le consente di essere aeroporto internazionale oltre ad essere titolare del Gran premio di moto GP che si svolge nel circuito “Simoncelli” di Misano Adriatico.

Non meno importante la storia che accomuna i due territori.

Rimini ha bisogno della buona politica ed attaccare la sovranità di uno Stato confinante per difendere la politica di un governo inefficiente, incapace e distruttore di una economia già sofferente, significa non avere a cuore gli interessi ed il benessere dei cittadini riminesi.

Dobbiamo, al contrario di ciò che pensa l’assessore riminese, promuovere, nel breve tempo, consci della grave crisi economica che investe i due territori, un dialogo tra comune e provincia di Rimini, da una parte e Repubblica di San Marino dall’altra, perché si dia vita ad un progetto comune di promozione turistica, di programmazione e sviluppo economico e finanziario per la crescita delle due comunità che culturalmente sono sempre state vicine.

Si aggiunga che San Marino è il Paese che ha ottime relazioni internazionali, in particolare con la Cina, Stati Uniti e Sud-America e per questo Rimini e la Provincia di Rimini, quale territorio confinante, non può rimanere indifferente a queste relazioni perché esse possono rappresentare occasioni di sviluppo per tutta l’economia riminese e romagnola.

Gli economisti sanno che senza imprese non si cresce perché esse creano e distribuiscono ricchezza.

San Marino dopo la crisi del settore bancario ora può rilanciarsi offrendo alle aziende del territorio della provincia di Rimini un’opportunità di sviluppo.

Per questo è necessario che l’amministrazione riminese si attivi per la predisposizione di accordi commerciali, fiscali e tributari tra l’Italia e la Repubblica di San Marino per garantire agli imprenditori italiani e, soprattutto a quelli della provincia di Rimini, la libera circolazione delle merci tra i due Stati oltre alla libera circolazione del denaro.

Tali accordi consentirebbero alle nostre industrie di produrre nello Stato di San Marino, aumentare l’occupazione frontaliera nella provincia di Rimini e favorire l’export verso le Americhe, Cina e Africa soprattutto dei prodotti dei distretti “metalmeccanico” e “calzaturiero” oltre, ovviamente, al turismo.

L’arroganza e la strafottenza del pensiero espresso dall’assessore, con l’intenzione di voler limitare la libera circolazione tra i due Stati, ovvero sollecitare la Repubblica ad adottare misure simili a quelle dell’Italia, costituisce, come detto, non solo ingerenza negli affari di uno Stato estero, ma espressione di una volontà, sfruttando la subdola arma del potere, di limitare la libertà di tutte le persone che vorranno spostarsi, anche a fini enogastronomici, ludici o culturali da un Paese all’altro.

In buona sostanza rappresentano un pensiero contrario alla buona politica ed agli interessi economici dei cittadini riminesi ed italiani.

La mancanza di rispetto verso il Governo ed il popolo della Repubblica obbligano il Sindaco a dissociarsi dalle dichiarazioni dell’assessore e questi a presentare le immediate scuse al Governo sammarinese.

Diversamente l’assessore lasci l’amministrazione comunale atteso che le sue dichiarazioni non rappresentano il sentimento e la cultura dei cittadini riminesi.

Marzio Pecci