Rimini. Crac Lolli, assolta la segretaria. Era accusata di bancarotta fraudolenta in concorso con il faccendiere

«Complici inconsapevoli». Si sono autodefiniti così i reduci del clan di Giulio Lolli, 52 anni, «l’ultimo avventuriero» come etichetta che lui stesso esibisce trionfalmente nel sito e sul suo attivissimo profilo facebook. Lolli – nativo di Bologna, ma cresciuto a Rimini – oggi è in Libia, dopo essere scappato nel 2010 su una barca verso le coste dell’Africa. S’è fatto mesi di prigione nell’inferno libico gheddafiano. E oggi sta da papa.
Continua a vendere barche. Ma non solo. «Io sto coi towar, i rivoluzionari di Misurata. Hanno una Marina militare, sono il loro capitano: mi proteggono e li proteggo…» disse un anno fa al Carlino.
Intanto, i suoi collaboratori, in Italia vivono gli incubi dei processi, distillati dell’inchiesta per bancarotta della Rimini Yacht, la società di Lolli che vendeva barche ai vip. Tra loro, la forlivese Manuela Versari, 38 anni. Era la segretaria amministrativa di Rimini Yacht, dichiarata fallita nel 2010. Manuela ha lavorato gomito a gomito con Lolli dal marzo 2009 al maggio 2010, quando l’avventuriero – già finito nei guai con la giustizia – si beffò delle leggi italiche e di colpo svanì.
Manuela – difesa dagli avvocati Giordano Anconelli e Ludovica Iurich – ora però può tirare un bel sospirone: assolta dal tribunale di Bologna «perché il fatto non sussiste». L’accusa era di quelle toste: bancarotta fraudolenta in concorso col suo ex capo. Con lei era finito nei guai Glauco Angeli, un imprenditore, che su suggerimento di Lolli acquistò – «in frode ai creditori di Rimini Yacht» sosteneva l’accusa – un’imbarcazione da 700 mila euro, una Bertram 410.
Versari e Angeli sono così finiti di fronte al giudice dell’udienza preliminare di Bologna Alberto Ziroldi, con rito abbreviato. E sono stati assolti.