PUR DI migliorare la prestazione sportiva, erano disposti ad assumere o a procurare sostanze proibite, dopanti. Ed adesso dovranno risponderne davanti al giudice. Le accuse sono pesanti e ruotano tutte intorno al doping, dalla ricettazione al traffico di sostanze dopanti. In quarantacinque finiranno dritti a processo il prossimo undici febbraio. Proprio in questi giorni è stato notificato agli indagati ed ai loro avvocati il decreto di citazione a giudizio, firmato dal pubblico ministero Marino Cerioni. Un’inchiesta, quella di «Anabolandia», così era stata battezzata, che scatenò un’autentica bufera nel mondo dello sport nel giugno di quattro anni fa per i nomi eccellenti che figuravano fra gli allora 54 indagati. Davanti al giudice in febbraio compariranno, fra gli altri, l’ex preparatore atletico dei Rimini, Danilo Chiodi (che il tribunale nazionale antidoping ha già condannato a due anni di esclusione dalle attività agonistiche), l’ex calciatore, sempre del Rimini, Emiliano Milone e il già campione del mondo di pattinaggio a rotelle, il marchigiano Mauro Guenci. Tutto ruotava intorno al medico riminese Vittorio Bianchi (la cui posizione è stata stralciata) e che allora venne arrestato all’aeroporto di Bologna mentre rientrava da un congresso negli Stati Uniti. Secondo l’accusa, il medico riminese avrebbe prescritto sostanze dopanti ad atleti, professionisti e non anche minorenni, del calcio, del basket, dell’atletica leggera, ciclismo e pattinaggio. Nel caso di Milone, il calciatore del Rimini sarebbe arrivato a Bianchi tramite il preparatore atletico, Danilo Chiodi nel giugno del 2009, tre giorni prima della sfida dei playout di andata contro l’Ancona. Ed il medico gli avrebbe prescritto sostanze dopanti. Ma era un autentico pellegrinaggio quello che, stando sempre alle indagini svolte dagli uomini del Nas di Bologna, avveniva nello studio del medico riminese (già radiato a vita dal tribunale nazionale antidoping). C’erano i genitori di promesse del tennis o dell’atletica che chiedevano sostanze proibite per i loro figli a Bianchi. Ma si presentavano anche atleti master, come Cristina Amigoni, campionessa del mondo dei 400 ad ostacoli, accompagnata dal marito, Fabio Faragona,a sua volta medico, per avere le ricette delle ‘bombe’ di Bianchi. Marito e moglie dovranno adesso rispondere delle accuse davanti al giudice insieme agli altri 43 indagati. Tra i riminesi a giudizio figurano anche Michele Anniballi, Filippo Benedettini, Gianluca Cardini, Adriano Carletti, Urbano Ferri, Luigi, Lorena e Nicolas Foresi, Elis Gabrielli, Angelo Guizzaro, Michele Lionetti, Gianluca Magnanelli, Marco Marangoni, Marco Parisi, Roberto Savioli, Ana Tollumi, Mattia Zerbini, Valerio Marcelli. Non c’è fra i rinviati a giudizio il pugile Matteo Signani (difeso dagli avvocati Fiorenzo ed Alberto Alessi): la sua posizione era già stata archiviata mentre era uscito completamente assolto dalla giustizia sportiva.
Resto del Carlino