Rimini, dopo la devastazione meteo dei giorni scorsi cittadini in rivolta contro la gestione di fognature e chiuse

Rimini si risveglia sotto l’acqua e la rabbia dei residenti non si placa nemmeno giorni dopo il violento nubifragio che ha colpito la città. Domenica mattina, intorno alle cinque, una supercella temporalesca, con grandine e pioggia intensa, ha investito la zona, trasformando strade e case in veri e propri laghi cittadini. Il fenomeno non è stato isolato: negli ultimi trent’anni, gli abitanti denunciano che eventi simili si ripetono sistematicamente, aggravati dalla gestione delle chiuse, spesso chiuse troppo a lungo, che rallentano lo scolo delle acque e amplificano i danni.

Molte abitazioni e giardini sono stati sommersi, con garage trasformati in piscine e cortili allagati. I cittadini hanno dovuto intervenire personalmente per liberare le proprie proprietà da acqua e fango, spesso senza supporto immediato, mentre i turisti continuavano a godersi la spiaggia come se nulla fosse accaduto. La frustrazione è palpabile: la sensazione è che il problema non sia solo il maltempo, ma una gestione inefficiente delle infrastrutture idrauliche, che non garantisce la sicurezza della popolazione quando l’acqua cade in modo eccezionale.

Il sindaco ha definito l’evento un “violentissimo nubifragio” e ha ringraziato vigili del fuoco, protezione civile e volontari per il ripristino rapido della normalità. Tuttavia, per i residenti il ritorno alla vita quotidiana è stato una battaglia fatta di scope, stracci e aperture di porte e finestre per far defluire l’acqua stagnante. La rabbia degli abitanti si concentra sulla gestione delle chiuse e sulla necessità di sapere chi controlla realmente il sistema e perché, in situazioni critiche, non vengano aperte subito.

Quello che emerge chiaramente è che a Rimini, al di là dell’eccezionalità meteorologica, la vera emergenza resta la manutenzione e la gestione delle infrastrutture idrauliche, che determina se la città possa resistere a temporali straordinari o ritrovarsi improvvisamente in balia dell’acqua.