LA ROMAGNA ha perso le ali. All’aeroporto di Forlì, chiuso dal maggio 2013, si aggiungerà dall’1 novembre anche quello di Rimini. E’ il triste epilogo di un anno drammatico per il Fellini, cominciato il 26 novembre scorso con il fallimento della società di gestione, Aeradria e passato in questi mesi attraverso inchieste sugli ex amministratori, grandi manovre degli scali concorrenti per scippare i voli dei russi, e il bando per cercare un nuovo pilota’. Nonostante la gara per la gestione dello scalo abbia già un vincitore, la società Air Riminum l’aeroporto cesserà i voli il 31 ottobre. Questo perché il tribunale non ha concesso un’ulteriore proroga, facendo tramontare anche la soluzione di un commissario ad hoc scelto da Enac che guidasse lo scalo di Rimini fino a quando Air Riminum non avesse ottenuto tutti i permessi e le certificazioni. Per due mesi i voli dalla Russia verranno così dirottati ad Ancona, che da tempo punta a soffiare i collegamenti a Rimini. «ABBIAMO rassicurato i tour operator, spiegando loro che si tratta di una soluzione provvisoria in questa fase. Ci hanno garantito che per ora i turisti russi continueranno a venire ad alloggiare a Rimini: stiamo già organizzando le navette da Ancona», promette il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. Ma il danno d’immagine per la Riviera è devastante. E rischia di esserlo anche quello economico. Perché l’indotto generato dal Fellini, fino al 2012, era stimato intorno ai 970 milioni di euro, di cui 600 proprio dall’acquisto di merci destinate alla Russia. Secondo le stime delle istituzioni riminesi, se in questi due mesi i russi dovessero abbandonare Rimini e alloggiare altrove tra novembre e dicembre la Riviera rischia di perdere qualcosa come tra i 100 e 130 milioni di euro di indotto, tra mancati pernottamenti e acquisti. Non solo: con la chiusura dell’aeroporto sono a rischio oltre 200 posti di lavoro delle 70 attività commerciali e di servizi che operano all’interno del Fellini, senza considerare i 78 dipendenti diretti dello scalo.
Il Resto del Carlino