Nel cuore della Riviera romagnola, dietro le vetrine luminose dei supermercati Eurospin di Rimini e Morciano di Romagna, si consuma una crisi profonda e silenziosa. I dipendenti, sostenuti congiuntamente dalle sigle FILCAMS CGIL Rimini, FISASCAT CISL Romagna e UILTUCS UIL Emilia-Romagna, insieme alle rappresentanze sindacali aziendali, hanno dichiarato ufficialmente lo stato di agitazione. La protesta arriva dopo mesi di segnalazioni inascoltate, culminate in un appello urgente inviato il 27 febbraio 2025 e successivamente ribadito in un incontro online del 17 marzo.
Secondo quanto denunciato dalle organizzazioni sindacali, la situazione nei punti vendita della catena discount è precipitata a causa dell’atteggiamento della nuova ispettrice di zona, accusata di comportamenti discriminatori e vessatori, che per frequenza e intensità vengono paragonati a episodi di mobbing e stalking. Ma non è l’unica accusa.
Tra le problematiche segnalate, spiccano pressioni continue sulla disponibilità a lavorare durante i giorni festivi, trasferimenti forzati usati come misura punitiva contro chi si oppone a richieste fuori contratto, e forme di controllo considerate invasive, come le telefonate ai dipendenti anche durante le pause per andare in bagno. Emergono inoltre gravi irregolarità nell’assegnazione delle mansioni, con personale non adeguatamente formato — inclusi lavoratori appartenenti a categorie protette — costretto a svolgere compiti non in linea con la propria qualifica contrattuale.
Le criticità toccano anche l’organizzazione dei turni: la gestione delle chiusure serali e del lavoro notturno, secondo i sindacati, violerebbe in più casi le norme di sicurezza. A questo si aggiunge il tema della carenza strutturale di personale, che contribuirebbe a generare tensioni con la clientela, sfociate in episodi di aggressione verbale contro gli addetti, in particolare contro le lavoratrici.
Le donne impiegate nei punti vendita, molte delle quali madri, parlano di un ambiente lavorativo opprimente e logorante, reso ancor più pesante dal mancato accoglimento delle richieste di part time, dalla carenza di formazione e da una gestione improntata esclusivamente alla massima produttività, con conseguenze dirette sul benessere psico-fisico dei lavoratori.
L’assemblea del personale, riunita il 6 giugno scorso, ha espresso in modo compatto il rifiuto di continuare a lavorare in queste condizioni. In assenza di un intervento risolutivo da parte della direzione aziendale nei tempi stabiliti, le sigle sindacali annunciano l’intenzione di avviare nuove azioni di mobilitazione, incluso lo sciopero, seguendo le procedure previste dalla legge.
Il fronte sindacale sottolinea che resta aperto al confronto, ma ritiene intollerabile il silenzio dell’azienda su questioni che toccano direttamente dignità, diritti contrattuali e sicurezza sul lavoro.