Rimini e Romagna, sciopero di domani 9 agosto dei marinai di salvataggio confermato nonostante la precettazione

Il clima di tensione sul litorale riminese non accenna a placarsi. Sabato 9 agosto i marinai di salvataggio hanno confermato lo sciopero, nonostante la precettazione imposta dalla Prefettura a circa 200 lavoratori. La protesta prenderà forma con un corteo che partirà alle 12:30 dai bagni 36/37 per dirigersi verso piazzale Boscovich, con invito alla cittadinanza a partecipare in segno di solidarietà.

La Filcams Cgil ha espresso forte critica verso la decisione della Prefettura, annunciando l’intenzione di impugnare i provvedimenti per presunti ritardi nella notifica e violazioni delle procedure previste dalla legge sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali. La sigla sindacale ha definito la precettazione “senza precedenti” e “illegittima”, sottolineando come in Emilia-Romagna esista una normativa che impone ai marinai di vigilare ogni 150 metri di specchio d’acqua, una disposizione che di fatto limita severamente la libertà di sciopero.

Inoltre, secondo la Filcams, la normativa vigente crea una contraddizione poiché, pur imponendo la vigilanza su distanze ridotte durante lo sciopero, sabato, proprio durante la pausa pranzo, verranno sorvegliati 300 metri di costa, non rispettando così il limite minimo di tutela previsto.

Il sindacato ha anche evidenziato come l’attuale sistema di sorveglianza necessiti di una revisione urgente, auspicando un tavolo di confronto con le imprese balneari per definire un nuovo Contratto integrativo provinciale che risponda alle reali esigenze del settore e del turismo riminese.

Filcams Cgil denuncia infine come la legge 146/1990, che regola le modalità di sciopero nei servizi pubblici essenziali, non sia stata rispettata nei tempi di comunicazione, creando disorganizzazione e mancanza di trasparenza verso gli utenti.

Il sindacato conclude chiedendo una maggiore democraticità nelle decisioni che riguardano l’uso e la gestione delle aree demaniali, sottolineando come la tutela dei servizi pubblici non possa essere subordinata a interessi di comodo.