SI E’ VISTO recapitare, in totale, una cartella esattoriale da tre milioni e mezzo di euro. E la vita per un macellaio 45enne di Morciano è drammaticamente cambiata. «Sto vivendo un autentico incubo e tutto per aver avuto fiducia nei miei vecchi datori di lavoro ed avere messo una firma in cambio di pochi euro in più in busta paga», dichiara l’uomo tramite il suo avvocato difensore, Marco Lunedei.
Il macellaio, insieme alla madre di 75 anni, figura tra i 23 imputati del maxi processo (fra l’altro rinviato per l’ennesima volta) per un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa.
In pratica il 45enne morcianese avrebbe fatto da prestanome ad una società che commerciava carni e che, grazie a fatture false con società sammarinesi, ha evaso l’Iva per milioni di euro. Secondo quanto appurato dalla Procura di Rimini, i veri capi di questa organizzazione si sarebbero serviti di prestanome o «teste di legno» che dir si voglia, che, a fronte di pochi euro, si accollavano responsabilità davanti alla legge.
IL MACELLAIO morcianese è uno di questi: per 500 euro in più in busta paga, il 45enne era diventato amministratore di una società del gruppo. La madre lavorava come segretaria ed è ora accusata di riciclaggio in quanto era proprio lei che si recava in banca a San Marino a scontare le fatture. «Al mio cliente hanno già pignorato un settimo dello stipendio — dichiara il suo avvocato, Marco Lunedei — non può avere nulla di intestato, non ha più una vita.
Il processo a suo carico è ancora aperto, il reato penale contro di lui può andare in prescrizione, ma non è stato ancora possibile ascoltare in aula gli imprenditori che hanno evaso milioni di euro. In questo caso sarebbe stato possibile scagionare il mio assistito e far presente ad Equitalia che le sanzioni vanno comminate a chi ha, in realtà, intascato milioni di euro».
Il processo è stato aggiornato a febbraio 2015. Sono già passati nove anni dalla prima udienza e per il macellaio l’incubo di dover pagare 3milioni di euro continua.
Il Resto del Carlino