Una cifra che sfiora i 108mila euro e che ha acceso la miccia di una protesta carica di rabbia. All’Azienda sanitaria romagnola i vertici hanno incassato bonus e compensi accessori per gli obiettivi aziendali, mentre nelle corsie degli ospedali gli operatori lamentano condizioni sempre più difficili.
La delibera, datata 26 agosto, ha stabilito premi così ripartiti: 37.306 euro al direttore generale, 29.845 euro a ciascuno dei direttori – sanitario e amministrativo – e altri 10.863 euro destinati ai componenti del Collegio sindacale. Somme consistenti che, nel complesso, portano a 107.861 euro l’ammontare totale erogato.
Se da un lato il provvedimento premia i risultati della governance aziendale, dall’altro a livello di base cresce l’amarezza di chi opera quotidianamente nei reparti. Infermieri e personale sanitario vivono la contraddizione di vedersi chiedere continui sacrifici, tra tagli e materiali ridotti al minimo, in un contesto segnato da carenze perfino nei beni essenziali.
L’indignazione che serpeggia nei corridoi dell’ospedale di Rimini non si limita a contestare i numeri del provvedimento, ma fotografa un malessere più profondo: lo scollamento tra chi guida l’azienda sanitaria dalle stanze dirigenziali e chi, invece, affronta sulle corsie ogni giorno i disagi e le difficoltà del sistema.
Il “caso Ausl”, ora sotto gli occhi dell’opinione pubblica, non si chiude dunque alle cifre delle delibere: resta l’immagine stridente di un sistema in cui, accanto ai super bonus, nei reparti si moltiplicano le lamentele per l’assenza di strumenti basilari.