Rimini. Evasione, rischiano il sequestro 10mila auto targate San Marino

guardia_di_finanzaLa Cassazione conferma la confisca di uno yacht del Titano. I mezzi di trasporto con targa sammarinese, ma di proprietà di italiani, se utilizzati continuativamente nel nostro Paese e salvo rari casi, devono pagare l’Iva, ossia quel 20 per cento che in tanti hanno evaso

Il Resto del Carlino

Anche se però nel 2012 sempre la Cassazione aveva deciso diversamente. Leggiamo l’articolo de La Tribuna sull’indagine ”Titan Flags”

Ordinato il dissequestro di un’imbarcazione finita nell’inchiesta delle fiamme gialle di Rimini “Titan Flags”.

La sentenza della Corte è chiara: “Non esiste contrabbando doganale negli scambi tra San Marino e Italia”

Una montagna di accuse spazzate via da una semplice sentenza. “Non c’è contrabbando doganale negli scambi tra San Marino e Italia, in quanto si tratta di operazioni effettuate in esenzione di dazi e il territorio del Titano deve considerarsi, in base alla normativa internazionale, una parte di area di libero commercio a seguito dell’istituzione dell’Unione doganale tra la Repubblica di San Marino e l’Unione europea”. Un principio riportato ieri dal quotidiano economico Il Sole 24 ore e che riporta la sentenza della Corte di Cassazione, sezione terza penale. Per la precisione si tratta della sentenza 34256, depositata venerdì. E come si sa la Cassazione crea i precedenti: dunque avere in uso un’imbarcazione o un’automobile registrata a San Marino, non comporta reato di contrabbando doganale. Un duro colpo per la Guardia di Finanza di Rimini che aveva messo sotto sequestro imbarcazioni appartenenti al registro navale sammarinese e in uso a cittadini italiani. Un provvedimento sul quale il tribunale riminese aveva rigettato, nei mesi scorsi, tutte le domande di dissequestro. Ora, a metter la parola fine al contenzioso e a fare chiarezza in materia, è la suprema corte, intervenuta proprio su richiesta del proprietario di una delle quattro imbarcazioni di lusso, immatricolate nel registro navale sammarinese, sequestrate nel corso della nota operazione delle fiamme gialle “Titan Flag”. Nel caso in questione, il Tribunale del Riesame di Rimini aveva confermato la misura ordinata dal Gip, ritenendo dunque sussistenti sia il reato di contrabbando doganale, sia il collegato reato di violazione all’Iva all’importazione. La Cassazione però con un colpo di spugna ha cambiato le carte in tavola, ordinando il dissequestro. Questo per due motivi: innanzitutto il reato di contrabbando doganale non è ipotizzabile proprio in virtù dell’accordo di cooperazione esistente tra il Titano e l’Unione Europea. L’accordo prevede che gli scambi doganali con l’Italia vengano effettuati in esenzione di tutti i dazi, che come ovvia conseguenza non possono essere evasi. In secondo luogo l’Iva all’importazione – stando a quanto si è espressa la giurisdizione italiana negli anni – non è un “diritto di confine” ma un tributo interno. Quindi il mancato pagamento dell’Iva per un prodotto d’importazione non può implicare il reato di contrabbando doganale. C’è anche un altro dettaglio non considerato dal Tribunale riminese che ha spinto la Cassazione a revocare il sequestro della barca. La violazione dell’Iva viene riscontrata solo se la merce importata non è già stata tassata nel paese di provenienza. Questione ignorata dagli inquirenti. Stando alla Finanza, l’Iva “evasa” dai proprietati dei quattro yacht sequestrati nell’ambito di Titan Flags ammotava a 740.000 euro. Resta il fatto che questa sentenza fa dormire sonni tranquilli anche a chi guida auto con targa sammarinese sul territorio italiano, acquistate in leasing. La Guardia di Finanza infatti, aveva anticipato l’intenzione di dedicarsi dopo gli yacht anche alle quattro ruote. Intenzione presumibilmente cancellata dalla Cassazione.