Rimini. Extracomunitari nella casa presa all’asta «Ce ne andremo entro marzo»

Tutto rimandato al 30 marzo. Neppure ieri Jorgo (Giorgio) Ceka, 51enne muratore di origine albanese, è riuscito a prendere possesso della casa colonica di San Martino Monte L’Abate, messa all’asta dal tribunale fallimentare e da lui acquistata il 12 maggio scorso, ma al momento ancora occupata da una trentina di profughi. Gli immigrati sono ospiti della Croce Rossa provinciale, che gestisce dal 2015 un progetto di accoglienza. Il quarto blitz dell’ufficiale giudiziario, tornato nella mattinata di ieri nello stabile per eseguire il provvedimento di sfratto, si è concluso con un rinvio di oltre due mesi. La Croce Rossa, che aveva sottoscritto un contratto di locazione della durata di quattro anni con il precedente proprietario, si è impegnata a liberare l’immobile «il prima possibile», e comunque «entro la data prefissata». Ieri a San Martino Monte L’Abate erano presenti Ceka, il suo legale, Lanfranco Mattioli, il presidente della Cri, Daniele Marano, il delegato alla vendita della casa e e l’avvocato Cristiano Basile. Gli ultimi due hanno insistito per l’esecuzione dello sfratto, ma alla fine si è deciso per il rinvio. «Non è stato possibile eseguire il provvedimento anche a causa dell’assenza sul posto della forza pubblica – spiega l’avvocato Mattioli –. Prefettura e Croce Rossa si sono attivate per trovare una soluzione nel più breve tempo possibile. Il proprietario, pur continuando a far leva per liberare l’abitazione, alla fine ha deciso di accogliere la proposta».
«SPERIAMO che la prossima sia la volta buona – ha commentato il muratore –. Incrocio le dita. Ho pagato questa casa con i miei soldi e voglio entrarci dentro, con mia moglie e i miei figli, uno dei quali ha già un bambino e la moglie incinta. I volontari mi hanno chiesto di poter tenere dentro i profughi pagandomi l’affitto, ma ho rifiutato». «La situazione è estremamente complessa – spiega Daniele Marano, presidente della Cri provinciale –, Da tempo ci siamo attivati insieme alla Prefettura per individuare un’alternativa, e ci stiamo dando da fare duramente. Abbiamo messo gli occhi su sei o sette immobili, ma per una serie di problematiche non è ancora stato possibile perfezionare l’accordo. Purtroppo siamo vittime di questa situazione, così come lo sono i ragazzi nostri ospiti e il signor Ceka. Speriamo di poter andarcene il prima possibile, ma in ogni caso assicuro che rispetteremo il termine del 30 marzo». Il Resto del Carlino