Rimini. Facevano sparire i soldi spacciatori: condannati 8 agenti della municipale

Otto agenti della polizia municipale  riminese appartenenti al nucleo ambientale sono stati ritenuti colpevoli a vario titolo per abuso d’ufficio, peculato, falso in atto pubblico e distruzione e occultamento di atti veri dal Collegio del Tribunale di Rimini. Il pubblico ministero della causa, Davide Ercolani, aveva richiesto una sentenza con condanne totali superiori a 70 anni di carcere.
Il caso è stato originato dall’arresto, da parte dell’ex Nucleo ambientale della Polizia municipale di Rimini, di un pusher albanese 33enne nel gennaio 2016. Dopo la perquisizione dell’appartamento occupato dallo straniero, dove è stata trovata della cocaina, sono stati messi sotto sequestro anche dei contanti, che poi sono stati dissequestrati. Al momento della restituzione del denaro al 33enne, questi si è accorto che mancavano dei contanti e un paio di occhiali da sole di marca, il che è apparso strano. Successivamente, l’inchiesta ha rivelato il modus operandi non corretto che gli agenti avrebbero messo in atto fin dal 2013. Le indagini delle Fiamme Gialle avrebbero portato a scoprire che tutto il gruppo dell’ex Nucleo ambientale era coinvolto in numerosi episodi, come perquisizioni arbitrarie e violente, verbali di perquisizione alterati o non redatti, cellulari dei “pusher” sequestrati ma che sparivano dai documenti ufficiali e anche i contanti trovati nelle disponibilità di spacciatori e campanellari. Era stato messo in atto “un medesimo disegno criminoso” per “sfruttare la divisa per il proprio profitto”, secondo l’accusa. Inoltre, quando gli indagati avevano scoperto di essere finiti nel mirino degli inquirenti e che i loro uffici e le auto di servizio erano intercettate, avevano cercato di individuare le microspie e distruggerle o danneggiarle.
La sentenza ha portato alla richiesta del Comune di Rimini di prendere i provvedimenti amministrativi e disciplinari adatti nei confronti dei dipendenti colpevoli. Tuttavia, a partire dall’avvio dell’indagine iniziale, i dipendenti erano già stati sottoposti a procedimento disciplinare e trasferiti al di fuori del loro ambito operativo.