Dopo otto anni alla guida del Tribunale di Rimini, sabato scorso Rossella Talia, ha passato il suo ultimo giorno da ‘capo’. Da ieri è tornata a fare il giudice (ruolo che di fatto non aveva mai lasciato), in attesa di sapere cosa le riserverà il futuro. A reggere il Palazzo di Giustizia come facente funzione, c’è Massimo Di Patria, presidente della Sezione penale.
Cosa non rifarebbe più?
«Niente, forse sarei più prudente nei miei confronti. Non farei più il presidente e il giudice, ma in una situazione come la nostra di organico sottodimensionato, non potevo fare diversamente».
Quali i ‘difetti’ del Tribunale di Rimini?
«E’ un realtà molto complessa. Lavoriamo in un’emergenza costante, le urgenze qui sono pane quotidiano. Troppi processi, sequestri, decreti ingiuntivi, grosse inchieste una dopo l’altra. Abbiamo sempre rappresentato una frontiera. Non si tira mai il fiato, ed è per questo che molti bravi colleghi sono scappati via dalla disperazione. Qui da noi i sabati e le domeniche sono un lusso».
Per l’immaginario collettivo siete quelli che avete fatto fallire l’aeroporto.
«Io sono convinta invece che il Tribunale abbia salvato il ‘Fellini’. La società non poteva non fallire, con il buco che c’era non si andava da nessuna parte, ma il bando è stata una scommessa ed è andato bene. Sono del parere che abbiamo avuto coraggio».
Sono stati mesi difficili?
«Sì, è stato un periodo molto pesante, per me è stata l’esperienza più pesante sul piano psicologico. Sapevamo che stavamo per far fallire un aeroporto, e tutti speravamo in un miracolo che non c’è stato. Ma non sono pentita, credo che alla fine la gente abbia capito quello che abbiamo fatto».
Avete mai avuto pressioni politiche?
«No, nessuna, nemmeno per Aeradria. Ci sono stati confronti, sì, ma con la politica non mi sono mai rapportata e mi sono meravigliata positivamente che i politici non abbiano mai cercato di fare pressioni sulla magistratura».
Eppure di sindaci ne avete indagati parecchi…
«Qualcuno sì, ma nessuno ha mai chiesto ‘raccomandazioni’».
Quanto è ‘disonesta’ la nostra provincia?
«Rimini è commerciale, presa dal turismo e ha un ritmo frenetico. Qui tutto fa notizia, un evento si spegne subito perchè ne arriva un altro. Di evasione fiscale ce n’è tanta, non ci sono mezze misure, nè in positivo nè in negativo».
I pericoli più grossi?
«Bisogna saper far fronte alla criminalità organizzata. Fino ad oggi la città ha fatto muro, ma questo è davvero il pericolo più grosso».
Si considera una brava organizzatrice?
«Ottima. Solo l’arretrato civile l’abbiamo abbattuto dal 33 al 9 per cento».
Magari non tutti la pensano così…
«Gli avvocati si lamentano sempre, ma serve fare i conti con la realtà».
I processi a cui è più legata?
«Quelli in Corte d’Assise con giovani ragazze assassinate, sono quelli che emozionano di più».
Cosa farà adesso?
«Intanto comincio a respirare».