ORMAI è un fuoco incrociato contro la Carim e la Fondazione. Mentre i piccoli azionisti chiedono a Bankitalia di commissariare la Fondazione, gli industriali tornano a picchiare duro contro i vertici di palazzo Buonadrata. Solo pochi giorni fa Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Rimini, si era detto «preoccupato» per ultime vicende in casa Carim, dopo il divorzio tra l’istituto di credito e il direttore generale Alberto Mocchi proprio «in un momento in cui la banca è chiamata a scelte importanti». All’addio di Mocchi si è aggiunto quello di Giuseppe Savioli, uno dei sindaci revisori della banca. E proprio dopo le ultime dimissioni, la Confindustria torna a sollevare la questione Carim, visto il momento delicato della banca. Perché «Bankitalia, pur non avendo fatto sanzioni, ha chiesto alla Carim – ricordano gli industriali – di fare un aumento di capitale di 100 milioni». In realtà la ricapitalizzazione dovrebbe essere intorno ai 50-60 milioni di euro, ma resta una cifra altissima. E stavolta sarà difficile chiedere ancora i soldi ai 7mila piccoli soci della banca, che già hanno dato tre anni fa… Tant’è che Mocchi, nei mesi scorsi, aveva avuto contatti con alcuni importanti gruppi bancari pronti a entrare in Carim. Trattative bloccate sul nascere dalla Fondazione. «Il problema – rincara Maggioli – è l’immobilismo in cui versa la banca. La Carim è costretta a fare una ricapitalizzazione importante, e non si possono prendere decisioni del genere nelle segrete stanze. La banca è un patrimonio di tutto il territorio riminese, è necessario che la Fondazione Carim, azionista di maggioranza della banca, discuta del futuro dell’istituto di credito con tutto il tessuto imprenditoriale ed economico riminese». Cosa che invece, attacca Maggioli, «non sta accadendo. Il mondo delle imprese riminesi è pronto a fare la sua parte per trovare, insieme alla Fondazione, una soluzione. Lo avevamo già fatto candidandoci con una nostra lista (in primavera) al nuovo consiglo di amministrazione della banca, proprio per dare il nostro contributo. E siamo ancora qui, disponibili a ragionare e dare un aiuto».
L’INGRESSO degli industriali nel cda di Carim è sfumato per pochi voti. Contribuendo ad alzare il clima di tensione all’interno della Fondazione Carim, dove stanno aumentando gli esponenti contrari alla linea dettata dal presidente Massimo Pasquinelli e dai suoi uomini di fiducia. Per ora da palazzo Buonadrata tutto tace, così come dalla banca. Ma in realtà la Fondazione, secondo ben informati, non è rimasta affatta immobile sul futuro di Carim. Anzi, ci sarebbero stati alcuni contatti nelle settimane scorse con il gruppo Intesa, contatti che però al momento non sono confermati né dalla Carim né dalla Fondazione. Per il presidente di Confindustria Maggioli, «qualunque sia la strada da intraprendere, prima di decidere è bene che la Fondazione si confronti con le imprese e chi le rappresenta. Non possiamo accettare decisioni prese a tavolino: in gioco c’è il futuro della più importante banca di Rimini. Sollecitiamo la Fondazione a un percorso trasparente e lungimirante per cercare un partner con cui si stringere alleanze e aggregazioni per rafforzare la banca».
Resto del Carlino