LE È CAPITATO esattamente quello che, ha ammonito Papa Bergoglio, non dovrebbe capitare mai. «Ho detto ai miei capi che ero incinta, e pochi giorni dopo mi è arrivata mi hanno licenziato». Elisa (il nome è di fantasia) non ci poteva credere, e ha dovuto lottare con le unghie e i denti perché i suoi diritti venissero rispettati. Alla fine grazie all’intervento della Cgil è riuscita a evitare di perdere subito il posto. «Ma l’azienda per cui lavoro, un call center che opera a Rimini, alla scadenza del contratto non pensa minimamente di rinnovarmelo». Elisa, 33 anni, si è ritrovata così a essere neo mamma e disoccupata.
Tutta colpa della gravidanza?
«Purtroppo sì, visto che prima di rivelare che ero incinta ero riuscita a salire di livello e mi era stato fatto capire che avrei avuto il rinnovo».
Che tipo di contratto le avevano fatto?
«Un contratto a progetto. Avevo degli obiettivi di vendita da raggiungere. Tutto sommato non mi pagavano male. Ho iniziato nel 2014, dopo alcuni mesi ho chiesto di lavorare da casa anziché nel call center perché riuscivo a tranquillamente a svolgere il mio incarico senza dover andare in ufficio».
Quando ha scoperto di essere incinta?
«A gennaio di quest’anno. E da lì in poi è stato un vero incubo».
Perché?
«Ho iniziato ad accusare problemi fisici a causa della gravidanza, che si è rivelata poi molto complicata. Non riuscivo a raggiungere gli obiettivi fissati dall’azienda, e mi hanno chiamato per farmi notare che avevo abbassato il rendimento. Due giorni dopo, ho comunicato in ufficio che ero incinta. E pochi giorni dopo, a fine gennaio, mi è arrivata a casa la lettera di licenziamento, mentre il mio contratto scadeva a maggio».
Come si sono giustificati?
«Sostenevano che non ero più produttiva come prima. In realtà ero stata io stessa, prima di essere incinta, a chiedere di ridimensionare gli obiettivi e lo stipendio: stavo lavorando troppo. Ma quella degli obiettivi era solo una scusa».
Il sindacato ha impugnato il licenziamento congelando tutto, ma il suo contratto (nel frattempo prorogato, per legge, di 6 mesi a causa della maternità) scade a giorni. E dopo?
«Per ora mi godo mia figlia. Il mio compagno ha un contratto a tempo indeterminato, ma con un solo stipendio non è facile. Spero di trovare lavoro in un’azienda migliore rispetto a quella che mi ha cacciata. Da quando mi hanno licenziata non li ho più sentiti… Nemmeno una telefonata, anche solo per sapere come stava la bimba».
Resto del Carlino