Il turismo italiano non può essere guidato da slogan e improvvisazioni. È questa la critica mossa da Andrea Gnassi, deputato del Partito Democratico ed ex sindaco di Rimini, durante il suo intervento alla trasmissione L’Aria che Tira su La7, dove ha puntato il dito contro l’attuale approccio del governo.
Secondo Gnassi, il Paese possiede risorse uniche al mondo – dal più grande patrimonio museale, ai siti UNESCO, fino agli 8.000 chilometri di coste nel Mediterraneo – ma continua a non trattare il turismo come un settore strategico. «Non possiamo affrontare il tema con superficialità», ha osservato, sottolineando la necessità di ridurre la propaganda e aumentare la pianificazione.
Concessioni e direttiva Bolkestein: un nodo ancora irrisolto
Il deputato ha poi denunciato la situazione di incertezza che grava sulle imprese balneari e sui Comuni, causata dal mancato recepimento della direttiva Bolkestein. Questo stallo legislativo impedisce programmazione e investimenti, mentre il governo, ha aggiunto, continua a rinviare una norma chiara e definitiva.
«Dire che non ci sono problemi perché le seggiovie sono piene – ha argomentato – è un non-senso», evidenziando come il turismo non possa essere liquidato con paragoni semplicistici o frasi ad effetto.
Turismo complesso, servono politiche integrate
Gnassi ha ricordato che il settore non riguarda solo le spiagge, ma anche il turismo congressuale, culturale e digitale. «Non possiamo passare dall’overtourism al crisis tourism», ha avvertito, chiedendo politiche di lungo periodo capaci di garantire qualità e stabilità.
Tra le priorità indicate: riqualificazione delle coste, tutela del mare, innovazione e strumenti per l’aggregazione dell’offerta. Fondamentale anche una rete di trasporti efficiente per collegare i grandi attrattori culturali – come Venezia, Firenze e Roma – e favorire la distribuzione dei flussi turistici verso borghi e città d’arte minori.
Il confronto con Spagna e Francia
Sul piano economico, il confronto con gli altri Paesi europei non è incoraggiante. Nel 2024, la Spagna ha registrato introiti per 126 miliardi di euro e la Francia 77, mentre l’Italia si è fermata a 59. Per il 2025, i trend confermano una crescita più rapida dei competitor rispetto al nostro Paese.
Gnassi ha infine criticato l’idea di puntare esclusivamente sui «turisti alto spendenti», definendola una strategia che rischia di penalizzare i ceti medi italiani, già colpiti dalla perdita di potere d’acquisto.
«È tempo di cambiare approccio – ha concluso – e trattare il turismo per quello che è: una delle principali industrie nazionali. Ma per farlo servono serietà e visione, non battute o slogan».