Rimini. Guardia di Finanza: ”Operazione Tax Free” – connubio tra riminesi, ucraine, sammarinesi e camorristi

UNA MAXI frode doganale messa a segno all’aeroporto Fellini di Rimini con il sistema della Tax Free. L’inchiesta della Guardia di finanza ha svelato funzionari delle Dogane corrotti, spedizionieri compiacenti, un avvocato che ‘soffiava’ agli indagati e picchiatori legati al clan dei Casalesi. Ma le protagoniste principali sono loro, le stangone ucraine fidanzate a turno con questo e con quello, abilissime nel perseguire l’obiettivo: fare soldi per conto dei loro referenti russi che tirano le fila da casa.
Un fascino che ha soggiogato il dirigente doganale disposto a firmare il falso, il legale che ha rivelato segreti rischiando la carriera, persino due presunti mafiosi arrivati in soccorso delle bionde per minacciare chi faceva troppe domande. Corruzione, falso in atto pubblico, violenza privata, estorsione, ricettazione e divulgazione di notizie che dovevano rimanere segrete, sono i reati contestati a vario titolo dalle Fiamme Gialle riminesi ai 17 indagati che in questi giorni hanno ricevuto l’avviso di conclusioni indagini. Un’organizzazione composta da italiani e russi che passando dall’aeroporto Fellini trafficava in beni di lusso, utilizzando il sistema della Tax Free che consente al cittadino extracomunitario di portarsi a casa un Rolex senza pagare l’Iva o di ottenerne il rimborso.
MA L’ESENZIONE prevede che l’acquirente faccia uscire il bene personale che ha comprato, e a certificarlo è il timbro sulla fattura al momento della partenza. Incrociando i dati tra gli acquisti fatti in esenzione e i passeggeri in partenza, gli investigatori hanno scoperto che prestanome, russi e russe (ma anche qualche italiano) compravano beni di lusso facendo finta di partire con loro. Abiti firmati, gioielli e simili facevano solo finta di ‘volare’. In realtà restavano a terra e venivano rivenduti in nero in Italia o, più spesso, spediti in Russia con i camion, eludendo così anche i dazi doganali di quel Paese. Senza contare il rimborso dell’Iva che arrivava dallo Stato italiano.
UN SISTEMA che funzionava come un orologio svizzero e che negli anni tra il 2011 e 2013 ha sottratto alla tassazione probabilmente migliaia di pezzi, rimessi sul mercato a prezzi stracciati. Un meccanismo che non sarebbe stato possibile far funzionare senza che qualcune alle Dogane mettesse la firma indispensabile a certificare che il prezioso orologio e il costoso tailleur erano partiti insieme a chi li aveva comprati. Il Resto del CarlinoSchermata 2015-09-10 alle 07.49.51 Schermata 2015-09-10 alle 07.50.00