Rimini. «I miei genitori uccisi sulle strisce, dall’investitore nemmeno le scuse»

incidente-poliziaTRAVOLTI e uccisi sul lungomare il 13 luglio scorso. Renza Gonella, 84 anni, e il marito Giorgio Cazzola, 86, di Alessandria, sono morti in vacanza, investiti all’altezza del Bagno 79 di Bellariva da un Fiat Doblò guidato da un 34enne di Misano. Forse distratto, il conducente li ha centrati in pieno mentre attraversavano sulle strisce.
Roberto Cazzola, ingegnere elettronico, figlio delle vittime, come giudica il disegno di legge sull’«Omicidio stradale»?
«Mi sembra giusto rendere più dure le pene in caso di guida sotto l’effetto di alcol o droga. In questi casi di tratta di un vero e proprio omicidio. In altri casi parlerei di fatalità».
Fatalità riferita anche al tragico incidente in cui hanno perso la vita i suoi genitori?
«Nell’incidente mortale di mio padre e mia madre mi viene da dire che, specialmente in una città come Rimini che in piena stagione turistica diventa una metropoli, con decine di migliaia di persone in circolazione a piedi, in moto, in macchina, sarebbe il caso invece di intervenire drasticamente sulle condizioni di mobilità. In un traffico simile può capitare una svista, una distrazione».
Cosa auspicherebbe?
«Una città turistica invasa da gente che arriva da mezza Italia e dall’estero, forse dovrebbe avere isole pedonali in determinate zone, come appunto il lungomare. Vedo invece che le cose da voi non sono cambiate».
Lei vive in Piemonte, lavora a Torino: si tiene informato sulle vicende riminesi?
«Da luglio in poi ho seguito con attenzione soprattutto quello che è accaduto in materia di incidenti a Rimini. Ho letto che ce ne sono stati altri tre mortali, e che ventisette o ventotto incidenti hanno riguardato persone che sono state travolte come i miei genitori sulle strisce pedonali. Questo dall’inizio dell’anno».
Nella tragedia dei suoi genitori si parlò di una possibile distrazione da parte del conducente. Ha avuto notizie sulla dinamica dell’incidente?
«Francamente no. Non ho avuto informazioni in merito. Inoltrenon sono mai stato contattato, neppure indirettamente per interposta persona, dall’altra parte, dal conducente del furgone. Neppure per chiederci come stiamo».
Forse c’è un senso di colpa che è difficile superare.
«Certo non è facile giudicare. Non posso essere certo di come mi sarei comportato io a parti invertite. Ma mi aspettavo che quella persona si facesse viva».

Resto del Carlino