Si fa prima a contare i giorni in cui è rimasto aperto rispetto a quelli in cui è stato costretto a chiudere i battenti, a causa della pioggia e del mare mosso. Inaugurato esattamente un mese fa, il 9 luglio, finora il Boabay ha lavorato a pieno regime soltanto una decina di giorni. Meno di una settimana dopo il battesimo, il maxi parco gonfiabile in mare, realizzato al largo degli stabilimenti compresi tra il 47 e il 62, è rimasto chiuso ininterrottamente per dodici giorni. Dopo la chiusura per mare mosso del 14 luglio, il giorno dopo il parco è stato devastato dalla mareggiata. I bagnini del consorzio ‘Le spiagge Rimini’ sono stati costretti a riparare i gonfiabili danneggiati con l’aiuto di Wibit, azienda tedesca leader dei gonfiabili, e soltanto il 26 luglio il Boabay ha potuto riaprire. E’ durata poco: sia l’1 che il 2 agosto il parco è stato aperto per poche ore, a causa del mare mosso, e lo stesso è accaduto il 5 agosto. E da sabato poi il Boabay è completamente chiuso, coi bagnini che hanno dovuto portare a riva i giochi gonfiabili e smontarli, in attesa di poter ripartire.
Quando riaprirà?
«Se il tempo ce lo concederà già oggi o domani, speriamo. Purtroppo al meteo non si comanda, ma noi ce la stiamo mettendo tutta. Dipende solo dalle condizioni del mare», allarga le braccia Mauro Vanni, titolare del bagno 62 nonché presidente della cooperativa bagnini di Rimini sud.
C’è chi sostiene che il parco non è adatto al nostro mare, e che era prevedibile che non avrebbe retto alle prime forti mareggiate…
«Non è così. E’ vero che nessuno si aspettava così tante violente mareggiate nel giro di poche settimane. In ogni caso siamo stati noi in questi giorni a portare i gonfiabili a riva , com’è previsto nell’autorizzazione rilasciata dalla Soprintendenza in caso di forte maltempo».
Finora il Boabay non è stato quel successo in cui si sperava…
«E’ difficile lanciare un’attrazione completamente nuova, quando sei costretto a chiuderla così spesso. Purtroppo non c’è stata continuità. Nessuno di noi operatori, lo dico chiaro e tondo, pensava di poter ripagare l’investimento (solo l’acquisto del parco, realizzato in Cina, è costato 300mila euro) nel corso di una sola stagione. Ma le cose fin qui sono andate peggio del previsto, con un danno per mancati incassi di migliaia di euro».
